LITURGIA FUNEBRE PER DON GIOVANNI SGREVA(Chiesa parrocchiale di Creazzo, lunedì 12 maggio 2014)


Siamo qui raccolti per celebrare il congedo cristiano dal nostro fratello sacerdote don Giovanni Sgreva che il Signore ha chiamato a sé nel tempo pasquale in cui celebriamo per cinquanta giorni, fino a Pentecoste, l’evento centrale della nostra fede: la morte e la risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo.



Noi deponiamo nelle braccia misericordiose del Padre questo nostro fratello presbitero per poi consegnare il suo corpo al sepolcro, in attesa della risurrezione. Il Signore gli ha fatto il dono della longevità e gli ha concesso un lungo servizio pastorale. Fu ordinato sacerdote a Vicenza il 24 giugno 1945 dalle mani del vescovo mons. Carlo Zinato.


Ma voglio ricordare la vita e il ministero pastorale di don Giovanni con le sue stesse parole, riportate nel testamento spirituale: ‘Dio mi ha chiamato da un ambiente povero, di agricoltori, dove si campava a fatica. Anch’io ho lavorato e faticato da bambino, ho aiutato ad arare i campi, non avevo né divertimenti, né compagni, né denaro, né passatempi. Ringrazio Dio per quanto mi ha dato il seminario. Ringrazio Dio per avermi iniziato a Camisano Vicentino, dove ho trovato tanta buona gente, tante buone famiglie, tanti ragazzi. Porto un caro ricordo di San Bonifacio. Poi il Vescovo mi ha mandato a Creazzo: la comunità è diventata oggetto di tutte le mie fatiche, preoccupazioni, delle gioie e delle sofferenze. Non sono mai stato di carattere facile e di questo chiedo perdono a Dio e alle buone anime di Creazzo. Il mio programma è stato quello di tenere unita la parrocchia, stando vicino alle famiglie, nelle gioie e nei dolori, aiutando i miei fedeli a vivere, sentire, praticare veramente la fede‘.
 


Cerchiamo, ora, di comprendere la vita e la morte di don Giovanni alla luce delle letture che abbiamo ascoltato. Nelle parole dell’apostolo Paolo ai cristiani di Roma ci è stato annunciato il fondamento certo della nostra speranza: ‘Se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui, sapendo che Cristo risuscitato dai morti non muore più, la morte non ha più potere su di lui‘ (Rm 6,8). E’ il Battesimo, dono della Pasqua di Cristo, che ci rende partecipi della morte e risurrezione del Signore. Ancora l’Apostolo afferma: ‘Fratelli, non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? Per mezzo del Battesimo siamo dunque stati sepolti con lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti, per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova‘ (Rm 6,3-4). L’incorporazione a Cristo, compiuta dal Battesimo, unisce il cristiano con la morte di Cristo, vale a dire a una morte, che, un giorno, si trasformerà in vita, come quella di Cristo. 
 


Il Vangelo ha proclamato l’evento della morte e della risurrezione di Gesù nel quale si compie la nostra salvezza. Questo evento cambia anche la morte, la sconfigge e la trasforma nella Pasqua. Per noi proclamare su un defunto il mistero della morte e risurrezione del Signore, celebrando l’Eucaristia, è il più alto atto di fede ed è il più forte annuncio della speranza cristiana. Il credente muore con Cristo e con lui risorge. Ascoltiamo, allora, di fronte all’evento della morte la parola dell’angelo alle donne: ‘Non abbiate paura! Voi cercate Gesù nazareno, il crocifisso. E’ risorto, non è qui!‘. La nostra speranza è tutta in queste parole dell’angelo, che dice anche a noi di non avere paura, perché Gesù ha vinto il male e la morte. 
 


Anche la morte di don Giovanni è stata vinta e un giorno il suo corpo risorgerà. Questa è la nostra fede ed è stata la fede di don Giovanni. Così si esprime in un altro passaggio del suo testamento spirituale, rivolgendosi ai parrocchiani di Creazzo, il 21 giugno 1985, festa di S. Luigi Gonzaga, mentre stava partecipando agli esercizi spirituali a Villa S. Carlo: ‘Cari fedeli di Creazzo vi lascio, non un ricordo, ma una viva raccomandazione, una calda esortazione, rivolta a tutti: ‘Custodite la fede in voi, nelle vostre anime, nelle vostre famiglie; alimentate la fede con l’ascolto della Parola di Dio, con i sacramenti e la preghiera. La disgrazia più grande che possa capitarvi nella vostra vita è quella di non sentire e di non vivere più la vostra fede, perdendo così di vista Dio, nostro sommo bene e ultimo nostro fine‘.
 


Don Giovanni per molti anni ha predicato la Parola di Dio, aiutando i fratelli a vivere secondo la fede. Per quasi sessant’anni, finché le forze glielo hanno consentito, ha celebrato l’Eucaristia. Il cero pasquale, che arde accanto alla sua bara, è simbolo di Cristo risorto, ma è anche il segno che illumina la morte cristiana. In questa luce pasquale, noi guardiamo la morte di questo nostro fratello presbitero. Preghiamo per lui, affidiamolo all’intercessione della Vergine Maria, a S. Giuseppe suo sposo, a S. Ulderico, patrono di questa Comunità parrocchiale. E mentre preghiamo per lui, gli domandiamo di intercedere per noi presso il Signore, come in tutta la sua vita lui ha fatto per coloro che gli erano stati affidati.
 


Ci ottenga la fedeltà al nostro Battesimo e chieda al Signore per la nostra Chiesa quelle vocazioni al Ministero ordinato, alla vita consacrata e al sacramento del Matrimonio, di cui abbiamo tanto bisogno. Amen.


Beniamino Pizziol


Vescovo di Vicenza