LITURGIA FUNEBRE PER DON GIUSEPPE RANCAN(chiesa parrocchiale di Camisano Vicentino, 29 novembre 2017)

Mentre la nostra Chiesa si preparava a celebrare la solennità di Nostro Signore Gesù Cristo re dell’universo, ci è stata comunicata la dolorosa notizia della morte di don Giuseppe Rancan.
       Don Giuseppe fu ordinato sacerdote dal vescovo Carlo Zinato il 28 giugno 1964 e svolse il servizio pastorale come vicario cooperatore in diverse parrocchie, San Marco di Bassano del Grappa, Costalunga, Poiana di Granfion e Nanto. Nel 1969 venne nominato parroco di San Gottardo, quindi a Grumolo delle Abbadesse e infine qui a Camisano. Dopo la rinuncia all’ufficio di parroco, dal 2011 prestò il suo servizio sacerdotale come collaboratore dell’Unità Pastorale di Camisano, Rampazzo, Santa Maria di Camisano. Trascorse gli ultimi anni della sua vita, dal 2014, presso la nostra RSA Novello “San Rocco”.
 
       Don Giuseppe è stato un sacerdote di animo semplice, potremmo dire con il Vangelo “un buon israelita in cui non c’è malizia”. Dotato di una intelligenza pronta e di bella memoria, dimostrata, in modo particolare, nello studio universitario che gli ha consentito di portare frutti preziosi nell’insegnamento gioioso delle lingue ai ragazzi del Seminario per parecchi anni. Nella vita pastorale ebbe uno stile decisamente sobrio, libero da condizionamenti, sempre puntuale e preciso nei diversi impegni del suo ministero.
 
       La pagina del Vangelo che abbiamo ascoltato oggi — ma anche domenica scorsa nella solennità di Nostro Signore Gesù Cristo re dell’universo — descrive molto bene quale dev’essere lo stile, il comportamento, di coloro che sono chiamati a seguire Gesù, a essere suoi discepoli.
       L’Evangelista Matteo ci offre così una visione grandiosa di Cristo Re dell’universo perché ci fa contemplare un essere celeste, dalle sembianze di uomo, chiamato “Figlio dell’Uomo”, seduto sul trono della sua gloria per emettere il giudizio finale su tutti gli uomini, su tutti i popoli, su tutta la storia.
       Questo re glorioso opererà una divisione, farà una separazione tra gli esseri umani, come un pastore separa le pecore dalle capre. Egli pronuncerà una doppia sentenza sull’umanità: la prima positiva, la seconda negativa. In questo modo, l’ingresso nel Regno di Dio o l’esclusione da esso, dipendono dal tipo di relazione che le persone stabiliscono tra di loro, in particolare verso le persone che vivono situazioni di bisogno o di fragilità come la fame, sete, la nudità, la malattia, la condizione di straniero, la prigionia. La salvezza dipende non prima di tutto dagli atti di culto, bensì dalla relazione tra le persone, da un volto che si rivolge verso un altro volto, da una mano che stringe un’altra mano, da una carne che tocca un’altra carne.
 
       Don Giuseppe ha cercato di realizzare — con tutte le sue energie — questa pagina di Vangelo. Si dedicava ai suoi parrocchiani a tempo pieno (come i nostri padri non conosceva le ferie), dalle catechesi alla visita degli ammalati e degli anziani. Era un lavoratore senza risparmio, un buon operaio del Vangelo, e noi amiamo pensare che il Signore, accogliendolo nel suo Regno, gli dirà “vieni, servo buono e fedele!”.
 
       La morte di una persona cara, oltre al dolore, genera in ciascuno di noi degli interrogativi profondi e radicali sul senso della vita, della fragilità umana, del processo del morire.
 
       L’Apostolo Paolo — nel brano della Prima Lettera ai Corinzi che abbiamo proclamato — affronta la realtà della morte e ci dà un annuncio pieno di speranze e di consolazione: Gesù Cristo è la primizia della comunità dei risorti, la nostra speranza di risurrezione è così fondata sulla certezza della vita piena in Gesù risorto.
       In Adamo, l’uomo è posto nel suo limite di creatura fragile, debole, sottoposta alla morte. In Cristo, invece, l’uomo diventa una creatura nuova, a partire dal Battesimo ed è destinato a non essere ingoiato dalla morte, ma a partecipare della Risurrezione di Cristo. Infatti, come a motivo del primo uomo (Adamo) la morte è entrata nel mondo, così per i meriti di Cristo, la sua Pasqua di Morte e Risurrezione raggiungerà in lui tutti i credenti.
 
       Ma nell’attesa del ritorno glorioso di Cristo — di cui faremo memoria nel tempo di Avvento — si consuma la nostra lotta contro le forze del male, che agiscono dentro e fuori di noi e che possono essere vinte e sconfitte mediante l’opera redentrice e salvifica del Risorto, che continua la sua presenza in mezzo a noi attraverso l’azione dello Spirito Santo. Il messaggio di Paolo all’amata comunità di Corinto diventa, così, attuale anche per noi che siamo egualmente chiamati a fondare le nostre attese e la nostra speranza sulla Risurrezione del Signore. Tutta la nostra esistenza, le nostre preoccupazioni, le nostre gioie, le nostre fatiche sono relative a questa meta: la partecipazione alla Risurrezione di Cristo, come singoli, come umanità intera, compreso il mondo creato. Tutta l’esistenza cristiana è costantemente orientata verso questo orizzonte, non solo come punto di arrivo bensì come motivo fondamentale del nostro pensare e del nostro agire.
 
       Don Giuseppe aveva compreso e assunto questa consapevolezza di fede. Dice infatti un suo compagno di ordinazione: «quando andavo a trovarlo a San Rocco, nelle ultime settimane, dato che con me il dialogo era aperto da tempo e non occorrevano altre parole, partiva sempre così: “preghiamo insieme perché sono giunto all’ultimo incontro con il Signore Gesù, morto e risorto per noi”».
 
       Noi, tra poco, consegneremo il corpo di don Giuseppe alla sepoltura, in attesa del giorno glorioso in cui tutti risorgeremo con Cristo. Preghiamo per lui, affinché il Signore lo accolga nella sua pace e gli doni il premio per quanto egli ha testimoniato e sofferto nella sua vita terrena e durante il suo ministero.
       Invochiamo la Vergine Santa, la nostra Madonna di Monte Berico, i Santi e i Beati della nostra Chiesa di Vicenza, perché intercedano dal Signore la grazia di sante vocazioni al Sacramento del Matrimonio, alla Vita Consacrata, al Ministero Ordinato. Amen.
 

† Beniamino Pizziol
Vescovo di Vicenza