LITURGIA FUNEBRE PER IL DIACONO ANTONIO SASSO(Marano Vicentino, chiesa parrocchiale, 25 marzo 2015)

Mentre le nostre comunità cristiane si stanno preparando a celebrare la Pasqua del Signore Gesù morto e risorto, ci è giunta la notizia inattesa e dolorosa della morte del diacono Antonio Sasso.
Ordinato diacono il 14 maggio 2006 per le mani del vescovo monsignor Cesare Nosiglia, ha esercitato il suo ministero nella parrocchia di Marano, in diversi ambiti pastorali: l’animazione della Caritas, dei gruppi di canto, della catechesi familiare, dei Centri di ascolto, ma soprattutto nella visita ai malati nelle loro famiglie o negli ospedali, tenendo un collegamento costante con i medici. Era un uomo dal cuore umile e docile, amava la Chiesa di Cristo e si prodigava con tutte le sue forze per vivere e testimoniare la comunione fraterna e il servizio diaconale.

La liturgia della Chiesa celebra oggi la solennità dell’Annunciazione del Signore, festa titolare della diocesi e anche di questa comunità parrocchiale. Ripercorriamo brevemente le letture che abbiamo appena ascoltato.
Il profeta Isaia offre ad Acaz, l’incredulo re di Giuda, un segno che ha lo scopo di assicurare l’aiuto divino e di garantire che la dinastia davidica continuerà con la nascita di un nuovo re: “Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele, perché Dio è con noi” (Is 7,14).
La seconda lettura, tratta dalla lettera agli Ebrei, ha annunciato l’evento di Cristo che, entrando nel mondo, dice al Padre: “Tu non hai voluto e non hai gradito né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato” (Eb 10,5), “Allora ho detto: Ecco, io vengo a fare la tua volontà” (Eb 10,9).
Il Vangelo ci ha narrato l’evento dell’Annunciazione del Signore, quando l’angelo Gabriele, apparendo a Maria, le portò l’annuncio: “Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio” (Lc 1,35). A quest’annuncio eccelso, ma sconvolgente, Maria rimase turbata. Ascoltato l’angelo che le consegnò la proposta di Dio, Maria si affidò incondizionatamente e – senza opporre resistenza – disse: “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola” (Lc 1,38). In quel momento, al sì di Maria, il Verbo si è fatto carne e ha posto in mezzo a noi la sua dimora. Il sì di Maria – pronunciato in quell’istante come espressione altissima della sua libertà, sostenuta dalla grazia – scandisce tutta la sua vita, in un crescendo continuo nella sequela radicale del Figlio suo Gesù, in una fede che non le ha risparmiato i passaggi oscuri della sofferenza e della fatica nel comprendere e accettare il progetto di Dio sulla sua vita.

Carissimi, riflettere su questo mistero dell’Annunciazione del Signore, ci dà speranza anche in questo momento di dolore e di sofferenza per la morte del diacono Antonio. Oggi anche noi siamo chiamati a rinnovare il nostro sì al Signore. Il sì che il diacono Antonio ha detto a Dio, a partire dal Battesimo, confermato nella Cresima, riconfermato nella scelta di vita matrimoniale e consolidato nel dono del Diaconato, viene consegnato a noi, come testimonianza fedele e preziosa, per la nostra Chiesa e per ciascuno di noi.

Nella domanda presentata a monsignor Nosiglia, Antonio scriveva: “c’è una frase che mi risuona dentro, quella pronunciata da Gesù a Nicodemo: bisogna rinascere dall’alto. Questa frase – dice Antonio – mi ha cambiato la vita, non ho più potuto far finta di tante cose, ho cominciato a interrogarmi e ho compreso che dovevo offrire la mia vita al Signore per diventare dono per i fratelli. Ho capito che la via concreta per realizzare questo dono consisteva nel seguire Gesù che «si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto» (Gv 13,4-5)”.
Questa immagine di Gesù che lava i piedi ai suoi discepoli lo ha spinto verso il diaconato. Ha sempre lavorato molto, con uno stile di vita semplice ed essenziale. Si è speso per gli ammalati, gli anziani, i poveri, gli ultimi, con i quali entrava facilmente in sintonia.

Saluto con affetto tutti i fratelli e le sorelle, in modo speciale gli immigrati che hanno desiderato testimoniare – con la loro presenza – la stima, l’amicizia e la gratitudine ad Antonio che li ha accompagnati e sostenuti nei momenti più faticosi della loro vita.
Tra poco il corpo del diacono Antonio verrà consegnato al sepolcro, ma un giorno questo corpo risorgerà. Antonio è stato fin dal giorno del Battesimo tempio e casa dello Spirito Santo, si è nutrito costantemente dell’Eucaristia, accompagnando con tanta sollecitudine e dedizione don Piero nella celebrazione della Santa Messa. Noi piangiamo la morte improvvisa di Antonio, ma non come coloro che non sperano. Per noi credenti, la morte diventa un passaggio, una “pasqua”. È sempre dolore, la morte, ma non è mai disperazione, perché non è fine ma speranza di vita piena e definitiva in Dio.

Santa Maria, umile serva del Signore, gloriosa Madre di Cristo, consola questa comunità che ha perso un suo figlio, un ministro fedele del Vangelo e un servitore generoso di tanti fratelli. Insegnaci ad essere docili alla voce dello Spirito, accogli la nostra preghiera e aiutaci a pronunciare il nostro sì al progetto di Dio su ciascuno di noi. Amen.

 

† Beniamino Pizziol
Vescovo di Vicenza