LITURGIA FUNEBRE PER MONS. GIANANTONIO BATTISTELLA (Cattedrale, mercoledì 23 marzo 2022; h.10.30)

Al mattino della Solennità di San Giuseppe, Patrono della Chiesa Universale, ci è giunta la notizia della morte improvvisa di mons. Giovanni Antonio Battistella, da tutti chiamato Gianantonio, morte avvenuta già la sera precedente, mentre era seduto presso la sua scrivania.

Oggi, siamo riuniti nella Chiesa Cattedrale, per affidare la sua anima a Dio, Padre buono e misericordioso perché venga accolto nella sua dimora di luce e di pace.

Don Gianantonio è stato ordinato prete dal Vescovo mons. Carlo Zinato il 26 giugno del 1960.

Dopo l’esperienza come vicario cooperatore per 6 anni, nella parrocchia di Cornedo Vicentino, gli furono affidati vari incarichi diocesani ed extra-diocesani:

direttore del pensionato studenti, vicedirettore del Liceo in Seminario, segretario della giunta diocesana dell’A.C., direttore dell’Ufficio Studi e Documentazione.

Dopo aver conseguito la laurea in sociologia presso l’Università di Trento nel 1974, divenne insegnante di Sociologia nel Seminario Vescovile di Vicenza e in vari Istituti di Scienze Religiose e anche docente di Sociologia nelle scuole statali.

Svolse il compito di economo diocesano e direttore dell’Ufficio Amministrativo Diocesano per ben 23 anni (1990-2013).

Dal 1990 fino al giorno della sua morte lavorò nella Curia Diocesana con vari incarichi nella Faci, nell’Oda, come Direttore dell’Ufficio Studi e Documentazione. Dall’anno 2000 fu collaboratore nell’U.P. “Valli Beriche”.

Cerchiamo ora di comprendere la vita e la morte di don Gianantonio alla luce della Parola di Dio che abbiamo ascoltato.                                                                              Nel brano della lettera di Paolo ai cristiani di Roma, l’Apostolo si ferma su alcuni aspetti della vita della comunità.

Quello che lo preoccupa è soprattutto il tema dell’unità. La Chiesa è un corpo organicamente unito e diversificato nei suoi membri. Ogni membro di questo corpo ha i propri doni particolari: predicazione, servizio, insegnamento, distribuzione dei beni, presidenza.

E tutti questi doni devono essere esercitati a beneficio dell’unico corpo: “Siamo un solo corpo in Cristo e ciascuno per la sua parte siamo membra gli uni degli altri”.

Questo è l’ideale della vita comunitaria che viene proposto anche alla nostra chiesa, in questo tempo così tormentato e drammatico. L’immagine del corpo umano, diverso eppure uno, è una delle immagini preferite dall’Apostolo Paolo per descrivere come deve essere la Chiesa di Gesù: un corpo ecclesiale, il corpo di Cristo.

Non tutti sono chiamati a presiedere o sono incaricati dell’amministrazione, ma tutti devono portare il loro contributo alla costruzione unitaria della comunità. Nessuno la rappresenta in modo totale: “ognuno è solo una parte rispetto all’interezza del corpo”.

Don Gianantonio, come abbiamo sentito, ha esercitato diversi compiti, nel corso del suo ministero: docente, animatore del Seminario, economo, amministratore della Diocesi e di altre realtà ecclesiali, è stato un grande lavoratore.

Ha messo la sua competenza e la sua esperienza a servizio di tante persone e tante comunità cristiane.

Il Presidente della FACI (Federazione delle Associazioni del Clero in Italia) mi ha inviato questo messaggio:

“La sua saggezza e la sua esperienza sono state per tutti noi che lo abbiamo conosciuto un esempio da seguire e una preziosa testimonianza”.

Mi ha scritto un suo confratello: “Anche nelle mansioni che più rischiano l’aridità ha saputo mettere l’anima buona del pastore”. Per tutti è stato l’Amministratore prezioso per la Diocesi e per tanti Presbiteri.

Il Vangelo di Luca che abbiamo proclamato (Lc 12, 35-40) ci esorta a vivere in atteggiamento di costante vigilanza, pronti ad accogliere la voce del Signore che ci chiama:

Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese, siate simili a quelli che aspettano il loro padrone…in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito”.

Non importa anche se il Signore non arriva all’ora prefissata, quello che conta è vivere nella tensione del suo arrivo. La vita vigilante non è una semplice attesa, ma si traduce in un servizio a favore degli altri.

Il potere che ci viene conferito diventa un dovere di preoccuparci, con saggezza e generosità, dei fratelli e delle sorelle che il Signore pone sul nostro cammino.

Queste parole del Vangelo ci danno il senso profondo della vita cristiana che è attesa del Signore che deve venire.

Il germe della vita cristiana innestato in noi nel Battesimo, nutrito dall’Eucaristia, cresce sotto il calore dello Spirito mediante le opere buone, e porterà i suoi frutti maturi quando vedremo il Signore faccia a faccia, come Egli è, non da stranieri, ma da figli.

Don Gianantonio era consapevole, da alcuni anni, della precarietà della sua salute, attraverso alcuni episodi di malori improvvisi e per questo si era progressivamente preparato all’incontro definitivo con il Signore della vita.            Avevo incontrato don Gianantonio nel cortile dell’Episcopio, venerdì 18 marzo, nel pomeriggio, egli avevo chiesto un aiuto economico a favore di un nostro prete e lui, come aveva sempre fatto, durante gli anni dell’Economato in Diocesi, mi ha risposto affermativamente. Dopo qualche ora mi ha telefonato annunciandomi che aveva previsto di riservare, per questo confratello, il doppio della somma che gli avevo indicato.

Tra poco il corpo mortale di questo nostro fratello sarà asperso con l’acqua, segno del Battesimo, scaturita dal costato squarciato di Cristo, con la quale don Gianantonio fu rigenerato come figlio di Dio: una speranza che non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.

Tra poco il suo corpo mortale sarà avvolto negli aromi dell’incenso per indicare il rispetto che la Chiesa nutre nei confronti del corpo che è destinato alla risurrezione alla fine dei tempi.

L’Eucaristia che celebriamo è il sacramento che prepara per la risurrezione coloro che lo ricevono nel cammino della vita terrena.

Affidiamo ora, con grande fiducia, questo nostro fratello all’infinita misericordia di Dio.

La Vergine Maria e tutti i santi e beati della nostra chiesa di Vicenza gli vengano incontro festosi e lo accompagnino a Dio, Padre buono e misericordioso.

E tu don Gianantonio prega per noi, per la nostra Diocesi, perché fioriscano in essa vocazioni al Sacramento del Matrimonio, alla Vita Consacrata e al Ministero Sacerdotale.

Tutti insieme rinnoviamo la nostra fede nel Signore Gesù, che ci ha detto:

Io sono la risurrezione e la vita. Chi crede in me anche se muore vivrà, e chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno” (Gv 11,25).

† Beniamino Pizziol
Vescovo di Vicenza