LITURGIA FUNEBRE PER MONSIGNOR ANTONIO DOVIGO(Chiesa parrocchiale di Campiglia dei Berici, 7 dicembre 2015)

Questa mattina siamo qui – addolorati ma anche pieni di speranza – per consegnare a Dio, Padre buono e misericordioso, il nostro fratello sacerdote monsignor Antonio Dovigo. Nella Liturgia della Chiesa stiamo celebrando e rivivendo il tempo di Avvento, il tempo dell’attesa dell’incontro con il Signore Gesù nella nostra storia personale e alla fine della Storia dell’intera famiglia umana.
 
         L’Apostolo Paolo ci ammonisce di essere integri e irreprensibili per il giorno di Cristo. Il nostro fratello don Antonio si è preparato da lungo tempo all’incontro definitivo con il Signore Dio.
         Ordinato sacerdote il 29 giugno 1946 dal vescovo Carlo Zinato, fu destinato come vicario cooperatore a Santa Caterina in Vicenza, successivamente – dal 1951 al 1987 – prestò servizio come cappellano del lavoro dapprima in Italia, a Grosseto e a Carbonia, e poi all’estero in Sudafrica, Costa d’Avorio, Zambia, Nigeria e Turchia. Dal 1987 al 1991 fu missionario “fidei donum” in Brasile. Nel 1991 fu nominato parroco di Roveredo di Guà e nel 1997 fu trasferito nell’unità pastorale di Villaga e Toara. Dopo aver rinunciato all’ufficio di parroco, nel 1997 continuò a prestare il suo servizio come collaboratore pastorale nella parrocchia di Ognissanti di Arzignano. Trascorse gli ultimi anni nella RSA Novello di Vicenza, dove è morto sabato scorso 5 dicembre.
        
         Il suo ministero come cappellano del lavoro in varie parti dell’Italia e in numerosi paesi del mondo, desta in ciascuno di noi stupore e ci apre a sentimenti di riconoscenza al Signore per il dono di una esistenza ricca di anni e di frutti spirituali. Abbiamo riscontrato in don Antonio quasi un’eco di quella passione missionaria che animò l’Apostolo Paolo ad annunciare il Vangelo di Cristo, senza risparmio di energie, in tante regioni e a tante persone, come ci ha ricordato la pagina degli Atti degli Apostoli appena ascoltata.
        
         Paolo e Barnaba stanno per concludere il loro primo viaggio missionario. Hanno attraversato molte regioni annunciando la Buona Novella in tante città, e prima di tornare alla comunità di Antiochia dalla quale sono stati inviati e alla quale devono rendere conto della loro opera, decidono di rivedere le giovani comunità che hanno fondato. Vogliono che siano fortificate nella fede e aiutate a organizzarsi, per questo stabiliscono in ognuna di loro un gruppo di anziani. Ecco le parole stesse di questo fratello presbitero: «Ero sempre solo con Dio. Quanti battesimi! Quanti matrimoni! Quante prime comunioni! E quanti funerali! Quanta gente ho potuto avvicinare di differenti costumi, lingue e tradizioni! La divina Provvidenza mi ha elargito quanto necessario: forza, fede, coraggio. Ma gli anni vissuti e donati alle missioni e al mondo non sono passati, sono sempre presenti in me. Chissà che un giorno possa rivedere questi posti!». E ora potrà contemplarli presso Dio nella sua dimora di luce e di pace.
Non si può concepire la vita cristiana in modo individualistico. Chi non entra in relazione con i fratelli, chi vive da solo, chi pensa unicamente a se stesso e al proprio progresso spirituale può essere una persona buona, pia, religiosa, ma non è un cristiano maturo e compiuto. È necessario che il singolo cristiano entri a far parte di una comunità, nella quale essere un soggetto vivo, attivo e corresponsabile.
         Con questo spirito, don Antonio si è impegnato nella predicazione del Vangelo e nella guida delle comunità cristiane a lui affidate.
         Don Antonio ha tanto amato e annunciato la Parola di Dio, per questo si possono applicare a lui le parole di Gesù che abbiamo ascoltato nel Vangelo di Giovanni: «In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita» (Gv 5,24).
         L’evangelista Giovanni ci illumina anche sulla sorte di ciascuno di noi, sul senso ultimo della nostra esistenza e della Storia dell’umanità: «Viene l’ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e usciranno, quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna» (Gv 5,28-29).
         La risurrezione di Gesù è il culmine della sua vita e dell’intera Storia della Salvezza, e quindi anche del nostro cammino di fede. La risurrezione è anzitutto un evangelo, una lieta notizia, proprio perché in essa si manifesta l’onnipotenza di Dio per la salvezza di tutta l’umanità. È una bella notizia destinata a far bella la nostra storia personale e comunitaria e a diffondere bellezza e armonia in tutto il cosmo.
         Noi, pertanto, non crediamo in una verità astratta, ma in un evento storico che ci coinvolge a livello personale e comunitario. L’evento della risurrezione di Gesù è anche una promessa, perché essa ha aperto e apre continuamente – per ogni uomo e per ogni donna – una prospettiva di novità di vita e di rinnovamento della Storia.
         Ora è giunto il momento di congedarci da don Antonio, consegnando il suo corpo alla sepoltura nella ferma speranza che risorgerà alla fine dei tempi. Lo affidiamo all’intercessione della Vergine Maria, la nostra Madonna di Monte Berico, l’Immacolata, come la celebreremo nella solennità di domani. Don Antonio aveva una devozione speciale per la Madonna. Così lo ricorda un suo confratello sacerdote: «Quando ancora riusciva a partecipare alla recita del Rosario, la sua voce si notava sempre tra le altre. Così pure negli ultimi giorni quando lo invitavo a pregare insieme, riusciva quasi sempre a recitare l’Ave Maria. Ma la cosa più bella è stata la percezione che Maria Santissima sia venuta a prenderlo! Era il mattino del primo sabato del mese».
 
         Lo affidiamo ai Santi e ai Beati della nostra Chiesa perché gli vengano incontro e lo conducano a Dio, Padre buono e misericordioso.
E tutti insieme chiediamo al Signore la grazia di sante vocazioni alla Vita Consacrata, al Ministero Ordinato e al Sacramento del Matrimonio. Amen!
† Beniamino Pizziol

Vescovo di Vicenza