SOLENNITÀ DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE(Vicenza, chiesa cattedrale, 8 dicembre 2015)

Carissimi fratelli e sorelle,
         consacrati e consacrate,
         canonici, sacerdoti e diaconi,
         amici ascoltatori di Radio Oreb,
 
         nel cammino dell’Avvento, la solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria non corrisponde a una interruzione, ma – al contrario – essa diventa una icona vivente del progetto di Dio sull’umanità.
Quest’anno, poi, la solennità dell’Immacolata assume ulteriori significati, nel ricordo dei 50 anni dalla conclusione del Concilio Ecumenico Vaticano II e nella celebrazione dell’apertura del Giubileo della Misericordia, con il rito dell’apertura della Porta Santa.
 
         Nella pagina del libro della Genesi – che abbiamo proclamato come Prima Lettura – ci viene offerto un racconto delle nostre origini attraverso un linguaggio simbolico. Se è vero che viene indicata la donna come coinvolta in prima persona nel peccato delle origini, è anche vero che viene scelta una donna la cui discendenza schiaccerà la testa del serpente, del maligno. È Gesù, il frutto della donna, che vince definitivamente il male. Attraverso questo racconto emerge – con grande evidenza – il ruolo del genere femminile nella storia della salvezza.
 
         Questo ruolo della donna, poi, viene mirabilmente illuminato dal brano evangelico che Luca pone fra i racconti dell’infanzia di Gesù. Maria è la protagonista principale di questa narrazione. In quanto donna, lei realizza la promessa di Dio per l’intera umanità, quella promessa già contenuta nella stessa Creazione. Maria, così, diventa la “nuova Eva”, la madre di tutti i viventi. In vista di questa salvezza – operata in Cristo e da Cristo – essa è la donna “pre-diletta”, amata e pensata da Dio fin dalla creazione del mondo, colmata della Sua grazia (è chiamata dall’angelo Gabriele come la “piena di grazia”) fin dall’origine della sua vicenda umana, vale a dire fin dal suo concepimento.
 
         Anche il testo di Paolo – tratto dalla lettera ai cristiani di Efeso – riprende i medesimi temi: ci dice, infatti, che tutti noi «siamo stati scelti in Cristo ancor prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità» (Ef 1,3-4). L’Apostolo Paolo parla di “predestinazione”, che va compresa come la grazia di Dio data in anticipo, ancor prima della creazione del cosmo: la storia, in questo modo, viene letta e compresa come “storia di Dio”, come “storia di salvezza”, a partire da Dio, origine e fine di tutte le cose.
 
         In Maria si realizza, si compie – per la grazia “preveniente” di Dio – la pienezza della Redenzione, godendo in anticipo dei frutti della grazia di Cristo, che a noi sono stati donati con la sua Morte e Risurrezione.
 
         Ora, nel contesto di questa solennità, ci chiediamo perché Papa Francesco abbia scelto la data dell’8 dicembre come inizio del Giubileo straordinario della Misericordia. È lui stesso a spiegarlo: «Questa festa liturgica indica il modo di agire di Dio fin dagli inizi della nostra storia. Dopo il peccato di Adamo ed Eva, Dio non ha voluto lasciare l’umanità sola e in balia del male. Per questo ha pensato e voluto Maria santa e immacolata nell’amore, perché diventasse la madre del Redentore dell’uomo. Dinanzi alla gravità del peccato, Dio risponde con la pienezza del perdono. La misericordia di Dio sarà sempre più grande della gravità del nostro peccato, perché la misericordia non è solo un attributo di Dio tra i tanti, ma è Dio stesso, Dio è misericordia».
 
         In questo Anno Santo, intendiamo essere aperti – è, questo, il significato del rito di apertura della Porta Santa, che prima di altre è quella del nostro cuore, della nostra mente, del nostro spirito – ad accogliere la misericordia di Dio nella nostra vita personale e comunitaria. Una volta accolta dentro di noi la misericordia divina, siamo chiamati a testimoniarla concretamente, in parole, pensieri e opere, dentro la comunità ecclesiale e la comunità civile, soprattutto nell’accoglienza e nel dialogo con i fratelli e le sorelle di altre confessioni cristiane, di altre fedi religiose, e verso tutti coloro che il Signore ci fa incontrare lungo il cammino della vita.
 
         Vogliamo, così, porre – sin dall’inizio dell’Anno Giubilare – due segni concreti di misericordia. L’accoglienza di una famiglia o di una piccola comunità – quattro o cinque persone – di immigrati in ognuno dei nostri 22 vicariati, attraverso un gruppo di volontari, generosi e motivati. Siamo contenti che questo segno di prossimità e di accoglienza esista già in 10 vicariati della diocesi. Poi c’è l’impegno per la realizzazione di micro progetti nei paesi di origine di tanti immigrati: pozzi, dispensari, scuole, strade; e lo faremo in particolare durante il tempo santo della Quaresima.
 
         Ricordiamo oggi anche il cinquantesimo anniversario della conclusione del Concilio Ecumenico Vaticano II. Così si espresse Papa Paolo VI nell’omelia conclusiva del Concilio: «Come un suono di campane si effonde nel cielo, e arriva a tutti e a ciascuno nel raggio di espansione delle sue onde sonore, così il nostro saluto, in questo momento, a tutti e a ciascuno si rivolge. A quelli che lo accolgono e a quelli che non lo accolgono. Per la chiesa cattolica nessuno è estraneo, nessuno è escluso, nessuno è lontano».
         Il Santo Padre, poi, concluse la sua breve omelia rivolgendosi a Maria, la Madre di Gesù: «Mentre chiudiamo il Concilio ecumenico noi festeggiamo Maria Santissima, la Madre di Cristo, la Madre di Dio e la Madre nostra spirituale. Maria Santissima, diciamo Immacolata! Cioè stupenda, perfetta; la Donna, la vera Donna ideale e reale insieme; la creatura nella quale l’immagine di Dio si rispecchia con limpidezza assoluta, senza alcun turbamento come avviene invece in ogni creatura umana».
 
         Questa bellezza di Maria Immacolata diventa – per noi, qui, oggi – un modello ispiratore, una speranza confortatrice nel corso di questo Anno Giubilare della Misericordia che oggi si apre. Per tutti noi, per tutta la Chiesa universale, per l’intera famiglia umana. Amen!
† Beniamino Pizziol

Vescovo di Vicenza