OMELIA DEL VESCOVO GIULIANO NELL’AZIONE LITURGICA DEL VENERDI’ SANTO Cattedrale di Vicenza 29 marzo 2024

VENERDI’ SANTO – AZIONE LITURGICA

Cattedrale di Vicenza, 29 marzo 2024

 

Letture: Is 52,13- 53,12; Sal 30; Eb 4,14-16; 5,7-9; Gv 18,1- 19,42

Il racconto della Passione di Gesù secondo San Giovanni sottolinea che poco prima di morire Gesù disse: Ho sete. Possiamo immaginare che dopo aver subito violenze e insulti lungo la via faticosa del calvario e aver sopportato un dolore straziante per i chiodi che trapassavano mani e piedi, Gesù potesse aver bisogno di liquidi per il suo corpo.

Ma l’autore del quarto Vangelo ricorre spesso ad un capovolgimento della situazione quando si passa dal piano materiale al piano della fede.

Ad esempio, incontrando la Samaritana al pozzo Gesù chiede “dammi da bere”, ma il dialogo successivo svela alla donna un’altra prospettiva: Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi beve dell’acqua che io gli darò non avrà mai più sete (Gv 4,13-14). Infatti Sant’Agostino commentò quel passo in modo mirabile: Colui che, prima, chiedeva da bere, aveva sete della fede di quella donna. Chiede da bere, e promette di dare da bere. È bisognoso come uno che aspetta di ricevere, ma è nell’abbondanza come uno che è in grado di saziare (Omelia 15,11-12 in Commento al Vangelo di San Giovanni).

Anche nel racconto della Passione sembra che il vero motivo della sete di Gesù non sia la mancanza di acqua. L’evangelista, infatti, ha richiamato un’altra ragione quando afferma: Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura disse: «Ho sete». Sarebbe quindi il compimento di ciò che la Scrittura aveva previsto.

Ci chiediamo: dove si trova nella Bibbia “ho sete”?

Innanzitutto nel salmo 21, preghiera di un uomo che si trova nell’angoscia a causa di sofferenze che deve subire. Quel salmo inizia con queste parole Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Più avanti, al versetto 16, aggiunge: Arido come un coccio è il mio vigore, la mia lingua si è incollata al palato, mi deponi su polvere di morte.

In modo ancora più esplicito si trova nel salmo 69. La preghiera di un uomo in profonda angoscia che chiede a Dio salvezza e dice: Sono sfinito dal gridare, la mia gola è riarsa. E continua confidando a Dio: Tu sai quanto sono stato insultato… l’insulto ha spezzato il mio cuore… Mi aspettavo compassione, ma invano, consolatori e non ne ho trovati. Mi hanno messo veleno nel cibo e quando avevo sete mi hanno dato aceto.

Anche Gesù, come tanti uomini e donne prima e dopo di Lui, sulla croce grida tutto il suo dolore fino ad avere la gola riarsa. Ci è forse capitato di bagnare le labbra di una persona sofferente, distesa su un letto di un hospice, per dare un po’ di sollievo.

Gesù non ha potuto ricevere questo sollievo. Lui che aveva compiuto il segno meraviglioso a Cana di Galilea mutando l’acqua in vino, così che presso gli uomini non venisse mai a mancare la gioia e la festa, ora viene ricambiato con dell’aceto che è un vino andato a male.

Ma c’è una realtà che nell’esperienza umana della sofferenza noi non possiamo offrire e soltanto Gesù, il Figlio di Dio, è stato in grado di consegnarci.

Sempre l’evangelista Giovanni al capitolo 7 aveva ricordato alcune parole di Gesù, pronunciate l’ultimo giorno della festa delle Capanne, gridò rivolto a tutti: Se qualcuno ha sete, venga a me; e beva colui che crede in me! Come disse la Scrittura: “Dal suo seno sgorgheranno fiumi di acqua viva”. E l’evangelista commenta: Diceva questo riferendosi allo Spirito che avrebbero ricevuto coloro che avevano creduto in lui. Infatti non c’era ancora lo Spirito.

Per San Giovanni la venuta dello Spirito coincide con l’ora della glorificazione di Gesù, che è il suo innalzamento sulla croce.

Ce lo conferma il racconto della passione appena ascoltato: Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito.

Possiamo concludere che le parole di Gesù Ho sete esprimono il suo desiderio di dare lo Spirito. Perché questo desiderio? Perché continuasse la sua missione fino alla fine dei tempi. La missione storica di Gesù è compiuta – tutto è compiuto ­– , ma la storia della salvezza deve proseguire fino alla fine dei tempi.

Il Gesù terreno, sulla croce e dopo la risurrezione, – quando appare ai discepoli nella sala al piano superiore e soffiò su di loro – dona lo Spirito. Così rende possibile a tutti e in tutti i tempi l’accoglienza reale di Lui che ricrea uomini nuovi, come credenti.

Contempliamo in silenzio il cuore di Gesù: fino alla fine un cuore che dona per amore. Dalla croce, arso dalla sete, Gesù ci dona il suo Spirito. Aveva appena offerto sua Madre al discepolo amato, tutti e due ai piedi della croce, ora dona tutto se stesso all’intera umanità. Nel momento supremo quando l’uomo è tentato di chiudersi nel suo dolore, Gesù si apre a noi e riversa la sua Vita divina su tutti coloro che avrebbero creduto in Lui. Contempliamo questo ultimo desiderio di Gesù che nasce dal suo ultimo respiro.

Madre Teresa chiese ai suoi missionari e missionarie che nello loro chiese apparissero scritte queste parole: I thirst “Ho sete”. Con esse ricordava Gesù e in ogni uomo Gesù, che sperimenta angoscia e solitudine, bisogno di vicinanza e relazioni piene di compassione. Madre Teresa voleva essere segno della Pasqua di Gesù. Grazie alla forza dello Spirito Santo essere vicinanza di Dio ad ogni situazione abitata dall’oscurità. Lei aveva compreso alcune altre parole di Gesù: Ho avuto sete e non mi avete dato da bere… Quando mai? In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, non l’avete fatto a me (Mt 25,42-45). Con Madre Teresa accogliamo il mistero della croce, non solo per noi, ma anche per tanti fratelli e sorelle che incontriamo lungo il nostro cammino.

† vescovo Giuliano