OMELIA NELLA VEGLIA PASQUALE Cattedrale di Vicenza 30 marzo 2024

OMELIA NELLA VEGLIA PASQUALE CON LA CELEBRAZIONE DEI SACRAMENTI DELL’INIZIAZIONE CRISTIANA AGLI ADULTI

Cattedrale di Vicenza, 30 marzo 2024

 

Letture: Gen 22,1-18; Es. 14,15-15,1; Ez 36,16-17a.18-28; Rm 6,3-11; Mc 16,1-7

Celebriamo in questa santa notte pasquale l’immersione nella vita del Signore Gesù di alcuni fratelli e sorelle. Riceveranno il Battesimo con l’acqua benedetta, l’Unzione dello Spirito Santo con l’olio profumato del crisma e il Corpo santo di Cristo nel pane e il vino consacrati.

I segni esterni vogliono comunicare una realtà invisibile ma reale. Quella che l’apostolo Paolo ci ha descritto e che riguarda anche noi qui presenti che abbiamo già ricevuto il battesimo. Fratelli, non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? Gesù, infatti, stava attendendo questo battesimo: Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto! (Lc 12,49-50): si riferiva alla sua passione e morte. Il battesimo è un morire con Cristo, è un essere sepolto con Lui ed è pure un essere risorti con Lui. Essere risorti significa aver la possibilità di camminare in una vita nuova. Se infatti siamo stati intimamente uniti a lui a somiglianza della sua morte, lo saremo anche a somiglianza della sua risurrezione.

Questi nostri fratelli chiedono di ricevere il battesimo perché hanno scoperto, ciascuno a partire da vicende differenti, che l’incontro con Gesù cambia la vita. Non è la stessa cosa incontrarlo e accoglierlo o ignorarlo e tenerlo lontano. No, non è proprio la stessa cosa. Questi fratelli ci attestano che non è così. Vivere con Dio è molto diverso da vivere senza Dio.

E dove sta la differenza?

Un cuore nuovo

Quando ho avuto modo di ascoltare come questi fratelli e sorelle che vengono battezzati qui e in altre parrocchie della diocesi sono giunti a chiedere il battesimo, ho potuto toccare con mano la profezia di Ezechiele: vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. Loro hanno incontrato delle persone che si dedicavano con tanto amore al prossimo, in casa di riposo o al lavoro o in famiglia. E hanno chiesto: come mai vivete così? Come mai non seguite voi stessi con po’ di egoismo così diffuso nel mondo, e invece avete un cuore grande, capace di perdono; capace di commuoversi per le situazioni di necessità. La risposta che hanno ricevuto è stata semplice: siamo cristiani, conosciamo Gesù. A chi rivolgeva questa stessa domanda a Madre Teresa di Calcutta: perché vi prendete cura dei poveri più poveri, degli scartati? La risposta della Madre era sempre la stessa: Lo facciamo per Gesù.

L’incontro con Gesù ci fa passare dall’indifferenza verso il prossimo, alla compassione del buon samaritano: un cuore che batte forte quando vede un fratello ferito lungo la strada.

Carissimi catecumeni ormai eletti a ricevere i sacramenti, entrerete definitivamente nella Chiesa, il Corpo vivente di Cristo nella storia, voi siete stati attratti dalla carità di alcuni fratelli, ma la loro testimonianza era indirizzata all’incontro con Cristo.

Possiamo già dirvi conoscendo le nostre debolezze, che nella Chiesa non troverete tutti perfetti e potrete anche incontrare delusioni e perfino scandali. Ma voi oggi venite uniti al Cuore di Gesù. Dio vi ha cercato dall’eternità. Ora diventate figli di Dio nel Figlio amato. Seguite Lui, seguite gli insegnamenti del suo Vangelo così che anche voi possiate divenire “Buona Notizia” per coloro che incontrerete.

Non dimenticare il Protagonista

Non dimenticate chi è il vero protagonista della vostra ricerca e del cammino che avete compiuto. La Sacra Scrittura ci convince che il protagonista della storia è Dio. Sempre è accaduto così. Non è stato il popolo di Israele a prendere l’iniziativa mentre si trovava schiavo di un altro popolo: gli egiziani. È Dio che ha udito il grido di dolore del suo popolo e decide di scendere con Mosè per liberarlo.

Noi ci illudiamo spesso di essere i protagonisti della nostra vita. Cerchiamo una realizzazione personale. A volte ci facciamo strada da soli con l’atteggiamento di chi è in grado di costruirsi la felicità. Ma è la vita stessa a presentarci il conto dei nostri limiti, errori e peccati. Noi non ci rendiamo conto abbastanza di quanto sia grande l’opera di Dio nel cercarci, nell’inseguirci, perché vede la nostra condizione di schiavitù. Ci insegue Dio. Sì, è Lui che insegue per liberarci dal male, anche del nostro protagonismo che talora ci fa star bene, ma da schiavi.

Il nostro Creatore, invece, Lui che ci ha donato la vita e dall’eternità ci ha pensati, Lui ci vuole liberi da ogni forma di schiavitù, perché Lui ci ha creati esseri liberi da ogni dipendenza di persone o di cose.

La relazione che ci chiede di intrattenere con Lui è la stessa di Abramo: non è di dipendenza bensì di fiducia. I rapporti di dipendenza creano schiavitù, le cui derive sono la violenza e talora anche l’uccisione come attestano le tristi dinamiche relazionali che si concludono con i femminicidi; ma le relazioni improntate a fiducia donano libertà, come testimoniano le tante persone capaci di amore nella vita coniugale o nel servizio generoso ai fratelli. Ne abbiamo un esempio in Fratel Vittorio Faccin, saveriano, che donò tutta la sua vita a Dio in terra di missione fino al martirio a favore dei fratelli congolesi. Queste testimonianze ci attestano che la fiducia in Dio è una fiducia che dona una libertà fino alla fine.

Dove incontrarlo ancora?

Una volta accolto il Signore in questa santissima notte, dove lo si potrà incontrare ancora?

Laddove Lui stesso ha deciso di farsi riconoscere. Le donne che entrarono nel sepolcro e lo trovarono vuoto il mattino di pasqua furono invitate ad andare dai discepoli per annunciare che il Risorto si sarebbe manifestato in Galilea. La Galilea rappresenta la vita ordinaria, quella della famiglia e del lavoro. È là che il Signore risorto ci attende per manifestarsi ancora. Nelle semplici occupazioni di ogni giorno. Là avverrà il miracolo: chi si fiderà della Parola del Risorto riceverà in abbondanza vita e la riceverà in fratelli e cibo moltiplicato. Riceverà la Chiesa e l’Eucaristia al cuore della Chiesa.

L’Eucaristia allarga sempre il nostro cuore e dilata la nostra esistenza nella preghiera e nella carità, vissuta ogni giorno di vita.

Ma con il Risorto questa è davvero una vita straordinaria: una vita accompagnata dalla presenza di Dio verso il Regno e la accompagna sostenendo il dono della nostra vita.

† vescovo Giuliano