OMELIA nella celebrazione esequiale di don LINO SETTE Quinto Vicentino, 3 luglio 2023

Letture: Ef 2,19-22; Sal 116; Gv 20,24-29

Celebrando l’Eucaristia, salutiamo don Lino accompagnati dalla bella testimonianza di un apostolo. Oggi è la festa di San Tommaso. Un apostolo che è molto diretto con Gesù. Non nasconde i suoi dubbi e le sue domande. E non è tanto la morte a fargli problema. Tutti vanno incontro all’esperienza che conclude il cammino della vita in questo mondo. Anche Gesù, il Figlio di Dio, ha dovuto affrontare questo limite: morto e sepolto. Tommaso l’aveva visto il Maestro appeso alla croce con i chiodi conficcati nelle mani e nei piedi; aveva visto il soldato colpire il costato di Gesù.

Ciò che non riusciva ad accettare era la testimonianza degli altri apostoli: loro l’avevano incontrato nuovamente il Maestro, in una nuova condizione. Abbiamo visto il Signore – dicono a Tommaso. L’abbiamo incontrato nuovamente. Non in un corpo morto, bensì vivo. L’evangelista che ci racconta questi fatti vuole sottolineare che Tommaso è nella condizione di tutti noi: riceviamo la testimonianza degli apostoli e pur non avendo visto siamo invitati ad entrare nella beatitudine dei credenti.

Tommaso ci accompagna in questo cammino. Gesù risorto mostra le ferite nelle mani e nel costato e lo invita – invito rivolto a tutti coloro che avrebbero ascoltato questo racconto – a non essere incredulo, ma credente! Questa conversione è chiesta anche a noi oggi che sostando davanti al corpo morto di don Lino viviamo nel dolore, stringendoci con affetto ai fratelli don Bruno e Luigi e alla sorella Maria Maddalena. E con loro a tutte le persone che hanno incontrato il sorriso e la gioia di don Lino nelle diverse comunità che ha servito in tanti di ministero.

Questa conversione ce la chiede lo stesso don Lino. Infatti davanti al mistero della morte anche don Lino ha professato la sua fiducia in modo simile all’apostolo Tommaso: Mio Signore e mio Dio! Nel pomeriggio di sabato 17 giugno, quando si era aggravato, sul letto dell’ospedale ha sussurrato diverse espressioni di fiducia: Gesù mio, amico mio per sempre; Solo Dio basta, il resto non conta niente; Vorrei che aveste lacrime di gioia perché Dio solo mi basta.

Una vita, quella di don Lino, quale cammino verso una progressiva fiducia in Gesù. Il suo testamento spirituale è un canto di riconoscenza e gratitudine: verso Dio che ha donato la vita, la fede, la vocazione al sacerdozio, verso gli amati genitori… la nonna Teresa e lo zio Giuseppe, verso le sorelle e i fratelli in particolare don Giuseppe e don Bruno, i nipoti e quanti gli sono stati vicini nei momenti difficili.

Don Lino esprime la sua riconoscenza al Signore perché anche nelle prove che dovette affrontare si è sempre sentito sostenuto dall’amore misericordioso di Dio: ha permesso che venissi provato duramente per purificarmi, ma non mi ha consegnato alla morte – scrive nel testamento e aggiunge – Ho sempre sentito vicino a me Maria Immacolata.

Mi piace qui sottolineare che dopo aver chiesto e offerto il perdono (Perdono tutto a tutti, perché sono stato amato e perdonato da Dio), esprime la gioia di vivere e soprattutto di aver vissuto come prete. Se nascessi 100 volte, altrettante mi farei prete. È bella, stupendamente bella la missione del prete: tra i giovani all’oratorio per 15 anni e poi parroco per altri 36 anni. Quindi 14 ancora come collaboratore parrocchiale… Canterò in eterno la bontà del Signore. Tante persone incontrate, cammini personali accompagnati, difficoltà e problemi risolti come fratello e prete.

In particolare don Lino ha gustato l’arte di educare. Lo scrive nel suo Testamento dopo aver ringraziato tutte le comunità cristiane: Porto nel mio cuore in particolare i ragazzi e i giovani dei due oratori di Valdagno e Breganze. Mi piace pensare che i giovani non sono vasi da riempire ma fiaccole da accendere. I ragazzi e i giovani un tempo, gli anziani e i malati in questi ultimi 14 anni sono stati sempre la mia gioia e mia più preziosa compagnia.

Il ministero apostolico, in questa nostra Chiesa vicentina, ha continuato a vivere anche con il servizio presbiterale di don Lino. Se Cristo non fosse annunciato con gioia e con la disponibilità della vita come potrebbero oggi tanti ragazzi e giovani, uomini e donne, gustare la bellezza del Vangelo? Noi siamo riconoscenti al Signore per questo suo servo.

Ma vorremmo accogliere anche il messaggio che don Lino ci lascia anche con gli ultimi anni della sua esistenza, perché ci riporta al cammino di fede di San Tommaso.

Come narra una nipote, Tre anni fa è entrato a Casa Novello e lì è iniziata per lui una nuova definitiva fase di vita… Prendere contatto con i suoi limiti, fermarsi, vedersi “dipendente dagli altri”, non poter agire come voleva, mostrarsi fragile e vulnerabile, restare isolato e sentirsi più solo, non poter camminare e celebrare la S. Messa come avrebbe voluto, star male… tutto questo ha rappresentato per lui un cammino che chiamava di “purificazione” ma che io direi anche di “rinnovato incontro profondo con se stesso e con Dio”. Ciò gli ha permesso di imparare piano piano a “lasciarsi amare” nella più grande debolezza e povertà umana. È stato questo un tempo di discernimento interiore che ha reso don Lino più paziente, più amorevole, più capace di ascolto; pregava tanto, leggeva, scriveva…e offriva a Dio la sua Sofferenza.

L’umanità di don Lino ora attende la trasfigurazione definita e noi lo accompagniamo come lui stesso ha chiesto: Pregate per me perché il Padre buono mi usi misericordia e mi accolga fra le sue braccia. E la nostra tristezza è mitigata dal suo Arrivederci tutti alla grande festa del paradiso, per cantare insieme e per sempre: “Amen, Alleluia!”.

Alla preghiera dell’apostolo Tommaso e del presbitero don Lino affidiamo in particolare i ragazzi e i giovani delle nostre comunità perché trovino educatori capaci di annunciare con gioia il Vangelo e avvertano la bellezza della chiamata del Signore.

† vescovo Giuliano