OMELIA nella festa di S. Antonio di Padova – Padova – Basilica del Santo, 12 giugno 2023

OMELIA nella festa di S. Antonio di Padova

Padova – Basilica del Santo, 12 giugno 2023

Letture: Sap 7,7-14; Sal 39; Ef 4,7.11-15; Mt 16,15-20

Il Santo che viene ricordato in questa celebrazione i cui resti mortali sono accolti in questa basilica, Antonio, sì è distinto per la risposta generosa ad annunciare il Vangelo con la forza della testimonianza personale. Antonio, infatti, animato da una profonda fede univa il Vangelo alla giustizia. Egli fu un grande guaritore. A lui vengono attribuite guarigioni fisiche, ma soprattutto come ci viene tramandato «Riconduceva a pace fraterna i discordi; ridava libertà ai detenuti; faceva restituire ciò ch’era stato rapito con l’usura o la violenza […]. Liberava le prostitute dal turpe mercato, e ladri famosi per misfatti tratteneva dal mettere le unghie sulle cose altrui […]. Non posso passar sotto silenzio come egli induceva a confessare i peccati una moltitudine così grande di uomini e donne, da non essere bastanti ad udirli né frati, né altri sacerdoti, che in non piccola schiea lo accompagnavano» (Assidua 13,11-13).

Se questo è quanto era in grado di compiere frate Antonio, ciò non significa che la sua predicazione fosse tranquillamente accolta dalla gente. Vi è quest’anno una ricorrenza della vita di questo Santo che potrebbe apparire piuttosto strana ai nostri orecchi moderni. Nel 1223, S. Antonio si trovava a Rimini e si scontra con l’indifferenza della gente, perciò, non ascoltato dalle persone, Antonio decide di rivolgere l’annuncio del Vangelo ai pesci lungo la riva del mare e… questi lo ascoltarono.

Egli è animato dall’urgenza di annunciare il Vangelo. Sembra aver interiorizzato l’invito dell’apostolo Paolo a Timoteo: «ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù, che verrà a giudicare i vivi e i morti, per la sua manifestazione e il suo regno: annuncia la Parola, insisti al momento opportuno e non opportuno, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e insegnamento».

Antonio aveva profondamente interiorizzato l’invito che Gesù risorto aveva rivolto ai suoi apostoli prima dell’ascensione al cielo: Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. La vita del Santo è stata una vita itinerante. Itinerante nel comprendere poco per volta la vocazione particolare. Itinerante nella missione che il Signore gli ha rivolto. Non senza ostacoli e difficoltà, perché quando si annuncia il Vangelo illuminando le situazioni di ingiustizia presenti nella società e nel mondo, certamente ci si trova a confronto con centri di potere, interessi economici tanto vecchi quanto attuali, corruzione e molto altro.

Se Antonio si trova nella condizione di dover predicare ai pesci vuol dire non solo che egli rimane fedele al mandato del Signore, ma pure che accolgono il Vangelo in modo del tutto sorprendente quelli che più lontanamente mi immaginerei siano disponibili alla grazia del Signore.

Talvolta noi parliamo dei “lontani” dalla Chiesa o dalla vita di fede e ci immaginiamo che restino tali. Non avvertiamo l’urgenza di condividere con loro quel poco di fede che abbiamo. Preferiamo rimanere nel nostro piccolo gruppo o associativo o parrocchiale. Ci sembra impossibile che si trovi disponibilità fuori delle nostre chiese. Sant’Antonio, invece, di fronte alle difficoltà è stato come spinto ad andare oltre.

Possiamo qui riprendere l’insistenza con la quale papa Francesco ci invita ad uscire, a metterci in cammino. Con il cammino sinodale ci ha sollecitati a metterci in ascolto di tutti, perché tutti i battezzati possiedono lo Spirito Santo e sono in grado di dire una parola per rinnovare radicalmente la missione della chiesa in senso missionario. «La comunità evangelizzatrice sperimenta che il Signore ha preso l’iniziativa, l’ha preceduta nell’amore (cfr 1 Gv 4,10), e per questo essa sa fare il primo passo, sa prendere l’iniziativa senza paura, andare incontro, cercare i lontani e arrivare agli incroci delle strade per invitare gli esclusi» (EG 24).

Ma c’è ancora un aspetto che Sant’Antonio ci ricorda con questo anniversario. Ed è la convinzione che lo Spirito Santo ci precede nell’opera di annuncio. Questo è accaduto agli apostoli. È l’invito a riconoscere i tanti segni della presenza dello Spirito in situazioni e persone che sembrano escludere la presenza di Dio. La chiamata ad evangelizzare tutte le genti con la quale la Chiesa apostolica dovette fare i conti allargando la missione verso i pagani si rinnova oggi con la testimonianza di Sant’Antonio.

Preghiamo perché si risvegli nelle nostre comunità e nelle parrocchie il desiderio di annunciare il Vangelo con le parole e con la nostra vita.

† vescovo Giuliano