OMELIA nella celebrazione Eucaristica di martedì della Settimana Santa con gli auguri pasquali al personale della Curia diocesana e degli Enti diocesani Chiesa dell’Immacolata del Centro diocesano Onisto, 26 marzo 2024

OMELIA nella celebrazione Eucaristica di martedì della Settimana Santa

con gli auguri pasquali al personale della Curia diocesana e degli Enti diocesani

Chiesa dell’Immacolata del Centro diocesano Onisto, 26 marzo 2024

Letture: Is 49,1-6; Sal 70; Gv 13,21-33.36-38

 

Abbiamo ascoltato il secondo dei quattro brani lirici del profeta Isaia riferiti al servo del Signore. Sono testi nei quali si presenta una figura che potrebbe essere personale – riferita ad un personaggio storico – o comunitaria – riferita all’intero popolo di Israele.

Si presenta come un servo: perfetto, capace di radunare il popolo, luce di tutte le nazioni, predicatore della vera fede, addirittura un servo che espia con la sua morte i peccati del popolo e, finalmente, è glorificato da Dio.

Una caratteristica di questi canti è la loro interpretazione messianica in quanto il servo viene descritto come mediatore della salvezza futura.

Secondo questa prospettiva messianica Gesù ha applicato a sé e alla sua missione la figura del servo sofferente sulle cui spalle sono stati caricati i peccati del popolo e con la sua morte in croce perdonati (cf Lc 22,19-20.37; Mc 10,45). Anche la prima predicazione cristiana ha riconosciuto in Gesù il servo perfetto annunciato dal secondo Isaia (Mt 12,17-21; Gv 1,29).

Possiamo tenere insieme le due interpretazioni: quella riferita a Gesù, innanzitutto e quella riferita al popolo della nuova Alleanza costituito da Gesù.

Ma che cosa sottolinea il testo di Isaia che abbiamo ascoltato? Vi sono due aspetti molto interessanti che riguardano Gesù e riguardano anche noi.

Come primo aspetto mette in luce la chiamata per nome del servo fin dal grembo materno. Non frutto del caso o di un incidente di percorso, bensì pensato e voluto da Dio dall’eternità. Il profeta Geremia percepisce la sua vocazione radicata in Dio: «Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo, prima che tu uscissi alla luce, ti avevo consacrato; ti ho stabilito profeta delle nazioni» (Ger 1,5). Molto più si dice del Messia quando l’evangelista Giovanni afferma: In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. In questi giorni siamo invitati a contemplare la vita di Gesù, che nella sua umanità ci ha manifestato l’origine dell’uomo che sta nell’Amore di Dio.

Il secondo aspetto è la missione che è stata affidata al servo del Signore. Con la parola – che è anche spada a doppio taglio capace di entrare nelle profondità dell’animo – e con la dedizione della vita, ricondurre tutti all’unità. Il servo ha il compito di raccogliere Israele disperso per condurlo all’unità. Ed è una missione che rende il servo capace di essere luce delle nazioni perché il piano di Dio è portare la salvezza fino all’estremità della terra.

Nel servo del Signore indicatoci da Isaia, noi riconosciamo il volto di Cristo, il Messia. Egli resta per noi il punto focale di tutta la nostra esistenza. Paolo VI lo pregava riconoscendolo con queste parole: Tu sei il Cristo, Figlio del Dio vivo; Tu sei il rivelatore di Dio invisibile, il primogenito di ogni creatura, il fondamento di ogni cosa; Tu sei il Maestro dell’umanità. Viviamo questi giorni fissando il nostro sguardo su di Lui, l’Unico necessario.

Ed essendo che ciascuno di noi – afferma l’apostolo Paolo – In lui [in Cristo il Padre] ci ha scelti prima della creazione del mondo, […] In lui siamo stati fatti anche eredi, quanto si dice del servo non lo riferiamo soltanto a Cristo ma pure noi. Il Signore mi ha plasmato suo servo dal seno materno. Ogni creatura umana che entra in questo mondo è scelta da Dio unicamente per amore.

E pure noi chiamati dall’Amore del Padre possiamo riconoscere il senso della nostra esistenza nella missione di aiutare a passare dalla dispersione all’unità. Il nostro compito non è creare divisione, alimentare fazioni, sbattere in faccia critiche o fermarci a denunciare le situazioni problematiche. Il nostro compito è cooperare perché le diverse membra del corpo di Cristo restino unite, ciascuno con le sue qualità o carismi.

I Padri della Chiesa parlano della preesistenza della Chiesa. Il Pastore d’Erma afferma che la Chiesa: c’era prima che il mondo fosse e per lei è stato creato il mondo (Visiones pastoris, 2,4,1). Se tutte le cose sono state create in vista di Cristo (Col 1,16) allora si può dire anche che tutto è stato creato in vista della Chiesa suo Corpo (cf Col 1,18).

Questo ci aiuta a prendere consapevolezza della nostra altissima vocazione e missione. A maggior ragione di coloro che nei diversi uffici della Curia diocesana sono stati chiamati a cooperare per tenere unito il tessuto relazionale, comunitario, aggregativo della Chiesa particolare che è in Vicenza. Siamo servi nel Servo del Signore, siamo a servizio del suo Corpo crocifisso e risorto. E il nostro servizio si esprime nella missione di prenderci cura (preferisco questo significato essendo molteplice e incerta la sua etimologia). Curare le relazioni, curare l’ascolto, curare la fraternità.

Possa essere questa Pasqua un tempo di rinnovata scoperta della nostra umanità in Cristo Gesù. E ancora con Paolo VI:

Tu sei il Redentore:

Tu sei nato, sei morto, sei risorto per noi;

Tu sei il centro della storia e del mondo;

Tu sei colui che ci conosce e ci ama;

Tu sei il compagno e l’amico della nostra vita;

Tu sei l’uomo del dolore e della speranza;

Tu sei colui che deve venire

e che deve essere un giorno il nostro giudice,

e, noi speriamo, la nostra felicità.

† vescovo Giuliano