LITURGIA FUNEBRE PER DON DAMIANO ANDRIOLO
(Campiglia dei Berici, chiesa parrocchiale, 25 giugno 2013)
Siamo raccolti nella fede in Cristo morto e risorto, per consegnare nelle mani misericordiose del Padre, il nostro fratello sacerdote, don Damiano Andriolo, nella Comunità parrocchiale di Campiglia dei Berici, che lo ha generato nella fede e formato alla vita cristiana.
Don Damiano ha concluso la sua lunga vita terrena all’età di 97 anni, sazio di anni, dopo una lunga prova di sofferenza, sopportata nel silenzio misterioso dell’azione purificatrice e redentrice del figlio di Dio.
Don Damiano, nel suo Battesimo, è stato immerso nella morte e nella risurrezione di Cristo, ha partecipato al mistero pasquale di Cristo, ha ricevuto nella Cresima la pienezza dello Spirito ed è stato ordinato presbitero da mons. Ferdinando Rodolfi il 29 giugno 1939.
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Don Damiano, è stato un sacerdote molto zelante, curava bene la liturgia, assiduo al confessionale, fedele alla meditazione quotidiana, abile nell’insegnare il canto e suonare l’organo. Cerchiamo ora di comprendere la sua vita e il suo ministero alla luce della Parola di Dio che abbiamo ascoltato. Nella prima lettura abbiamo udito il grido di Giobbe: ‘Dopo che questa mia pelle sarà strappata via, senza la mia carne, vedrò Dio. Io lo vedrò, io stesso, i miei occhi lo contempleranno e non un altro‘ (Gb 19, 26-27a). Don Damiano ora vede il Signore, non più nell’oscurità della condizione umana, ma faccia a faccia, come lo vedono i figli di Dio: ‘i miei occhi lo contempleranno‘.
Il brano del Vangelo di Giovanni è come una parabola della vita di Gesù: un chicco di grano sepolto nella terra per pote
A me, vescovo e padre di questa Comunità diocesana, piace presentare al Padre don Damiano avvolto nel sudario di queste pagine del mistero di Gesù: un chicco di grano che è morto nella terra del suo servizio ai fratelli, a imitazione di Cristo.
Il libro dei Vangeli, aperto sulla bara, contiene promesse di vita che non saranno smentite, perché sono Parola di Dio. Il cero acceso accanto a lui è simbolo di Cristo risorto: la sua luce non conosce tramonto.
Tra poco aspergeremo la sua bara con l’acqua battesimale: essa è segno dello Spirito di vita, che un giorno sveglierà questo corpo, affinché anch’esso, che è stato strumento di bene e ha sofferto a somiglianza di quello di Cristo, sia partecipe della gioia della risurrezione.
Non c’è niente di più grande, nel mondo e nella storia, della morte di un uomo nella fede del Crocifisso Risorto; niente è più commovente di una persona, di un sacerdote, che ha dato la vita per i suoi fratelli. Ringraziamo il Signore per il dono che ci ha fatto con la vita e il ministero di questo suo servo. Affidiamolo con preghiera fiduciosa nelle mani buone della sua infinita misericordia. Sappiamo che per chi muore la vita non è tolta, ma trasformata. Noi presentiamo a Dio, in questo momento, con il sacrificio di Cristo, la vita di questo sacerdote: le comunità che ha servito con dedizione, i suoi confratelli che gli rendono testimonianza davanti a Dio. Per l’Eucaristia che tante volte questo sacerdote ha celebrato, per le parole del Vangelo che ha annunziato, per il perdono che ha distribuito a tanti fratelli, per quanto ha sofferto, Dio, Padre infinitamente buono, lo accolga nell’assemblea dei santi.
E tu, don Damiano, prega per noi; prega per la nostra Chiesa, prega affinché in essa fioriscano sante e numerose vocazioni al sacerdozio, alla vita consacrata e al sacramento del Matrimonio. Dal cielo aiutaci ad essere testimoni generosi e credibili della fede in Gesù Cristo risorto, speranza del mondo. Amen.
‘ Beniamino Pizziol
Vescovo di Vicenza