“Quanti Pani Avete?”

Lettera Pastorale alla Diocesi di Vicenza
Per l'anno 2016-2017
 
Ai fratelli e sorelle
della Chiesa di Dio
che è in Vicenza
ai consacrati e consacrate
ai preti e diaconi che la servono.
 
 
 
INTRODUZIONE
 
Carissimi, 
rendo grazie a Dio, ricordandomi sempre di voi nelle mie preghiere, perché sento parlare della vostra carità e della fede che avete nel Signore 1.
L’Anno Giubilare Straordinario della Misericordia – indetto da Papa Francesco e iniziato l’8 dicembre dello scorso anno – sta per arrivare a conclusione con la solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo, il prossimo 20 novembre.
In questo anno di grazia che ci è stato donato, abbiamo compreso che la Misericordia – prima di essere qualcosa da esercitare nei confronti del prossimo – è innanzitutto una esperienza da accogliere nella nostra vita. «La misericordia di Dio non è un’idea astratta, ma una realtà concreta con cui Egli rivela il suo amore come quello di un padre e di una madre che si commuo-vono fino dal profondo delle viscere per il proprio figlio 2».
Abbiamo vissuto, come singoli e come comunità, tanti eventi di grazia, di misericordia e di perdono. Vogliamo ricordare il passaggio della “Porta Santa” della Cattedrale e delle altre chiese giubilari della diocesi (il Santuario della Madonna di Monte Berico, quelli di Scaldaferro e della Pieve di Chiampo), un gesto accompagnato dal Sacramento della Riconciliazione e dalla partecipazione alla Celebrazione Eucaristica, ottenendo il dono dell’Indulgenza. 
Abbiamo cercato di donare la misericordia ricevuta dal Signore a quei fratelli e a quelle sorelle che vivono in situazioni disagiate perché povere, emarginate o escluse, attraverso gesti concreti, umili, il più delle volte nascosti, che la saggia tradizione della Chiesa propone nelle “opere di misericordia corporali e spirituali”.
 
 
 
I frutti dell’Anno della Misericordia
 
Voglio qui ricordare quel “fiume” di carità e di solidarietà che ha caratterizzato le nostre comunità, assieme alla sollecitudine dei loro pastori, dei diaconi, dei consacrati e delle consacrate: i “sostegni di vicinanza” per le famiglie in difficoltà; l’accoglienza fraterna in alcune delle nostre strutture parrocchiali di piccole comunità o famiglie di immigrati, accoglienza che sta aumentando nonostante la resistenza di alcune persone; la visita ai carcerati; la cura e la preparazione all’inserimento nella società per coloro che sono giunti alla fine della pena; la visita cordiale ai malati e agli anziani nelle loro abitazioni, negli ospedali e nelle case di riposo; la vicinanza e la solidarietà verso le persone diversamente abili che vivono in famiglia o che trascorrono parte del gior-no nei centri diurni e nelle fattorie sociali; il servizio alle mense dei poveri gestite dalla Caritas, dalla San Vincenzo e dalle comunità religiose; le manifestazioni pubbliche per promuovere la pace o per stigmatizzare la tratta degli esseri umani; i pellegrinaggi verso luoghi significativi della storia del Cristianesimo o nei Santuari mariani; l’incontro con i nostri missionari che operano in tante parti del pianeta e ritor-nano per un po’ di tempo nelle loro famiglie e nei loro paesi.
 
In questo Anno Giubilare, la nostra diocesi – dopo un’articolata consultazione degli organismi di comu-nione e di partecipazione, per unanime consenso – ha deciso di inviare due preti fidei donum nella diocesi di Beira, in Mozambico, nel continente africano. Questa missione sarà condivisa da un prete di Adria-Rovigo e collaborerà fraternamente con i missionari della Pia Società San Gaetano e con le suore Orso-line di Vicenza, già presenti in quel territorio da diversi anni. 
 
Rendiamo grazie a Dio, ricco di misericordia, per i frutti abbondanti che ha donato alla nostra Chiesa.
La proposta pastorale del nuovo anno
 
La proposta pastorale di questo nuovo anno continua il suo cammino seguendo l’orizzonte tracciato da Papa Francesco nella Esortazione Apostolica Evangelii gaudium del 24 novembre 2013. Lo stesso Santo Padre ha consegnato un compito preciso alla Chiesa che è in Italia, riunitasi per il V Convegno Ecclesiale a Firenze nel mese di novembre del 2015: «Permettetemi di lasciarvi una indicazione per i prossimi anni: in ogni comunità, in ogni parrocchia e istituzione, in ogni diocesi e circoscrizione, in ogni regione, cercate di avviare, in modo sinodale, un approfondimento della “Evangelii gaudium”, per trarre da essa criteri pratici e per attuare le sue disposizioni, specialmente su tre o quattro priorità che avrete individuato 3».
A partire dagli incontri con il Consiglio Presbiterale e con i Consigli Pastorali Diocesani, abbiamo espresso queste priorità nella formula sintetica, ma assai carica di prospettive: “una nuova presenza della Chiesa nel territorio, con un nuovo volto e un nuovo stile”.
 
Lo scorso anno pastorale abbiamo individuato come “snodo” centrale della nostra azione pastorale per una nuova presenza nel territorio diocesano le Unità Pastorali. Questa precisa scelta è il frutto di una lunga e approfondita riflessione di tutta la diocesi, intrapresa già a partire dal documento conclusivo del XXV 
Sinodo Diocesano (1984-1987). 
La trasformazione della diocesi berica in Unità Pastorali è oggettivamente provocata dalla diminuzione del clero, dei consacrati e delle consacrate, del numero dei battezzati, dall’aumento delle persone provenienti da altri paesi. Dentro a questo nuovo scenario siamo chiamati a operare un serio discernimento al fine di cogliere i “segni” che ci provocano a dare risposte nuove di fronte a situazioni nuove; a partire da quella “ecclesiologia di comunione” elaborata dal Concilio Ecumenico Vaticano II e poi approfondita dagli interventi successivi del Magistero della Chiesa e dall’apporto di Teologi e Pastori e dal “senso della fede” dell’intero popolo di Dio. 
 
Come voi ben sapete, oggi non è più possibile assicurare la presenza di un parroco in ogni singola parrocchia, come nei tempi in cui i sacerdoti erano in abbondanza. È necessario formare delle piccole comunità sacerdotali che si prendano cura di più parrocchie che noi chiamiamo, appunto, Unità Pastorali. Sappiamo poi – per esperienza diretta – che anche le parrocchie più grandi e meglio organizzate non riescono a raggiungere tutti quegli ambiti che per loro natura oltrepassano i confini geografici di essa, come la scuola, l’università, la cultura, il lavoro, la salute, le comunicazioni sociali. Di conseguenza le parrocchie non possono più pensare di agire da sole, è necessaria una “pastorale integrata” attraverso la quale – nell’unità della diocesi e abbandonando ogni pretesa di au-tosufficienza – esse si colleghino tra loro, accogliendo ogni carisma e ministero, valorizzando sia la Vita Consacrata sia il Laicato che, sempre di più, si esprime nelle Associazioni e nei nuovi Movimenti Ecclesiali.
Le parrocchie e le Unità Pastorali, poi, devono superare il rischio – sempre latente – delle chiusure, del ripiego sull’esistente, dell’autoreferenzialità: esse sono chiamate a essere missionarie! Per esserlo hanno bisogno di laici che si sentano responsabili dell’annuncio del Vangelo, di preti più pronti e dediti alla collaborazione nell’unico Presbiterio, di diaconi disponibili a testimoniare la “carità di Cristo” anche nelle contrade e negli angoli più lontani e più nascosti del territorio della diocesi, di consacrati e di consacrate che sappiano manifestare, con dedizione e passione, la chiamata radicale a essere segno di Cristo povero, casto e obbediente nella Chiesa e nel mondo. 
 
È quindi necessario mettere insieme alcune scelte, per così dire “sostanziali”. Innanzitutto la missionarietà, sempre più urgente in un contesto secolarizzato; poi una ministerialità articolata, nel rispetto della vocazione di ciascuno e della valorizzazione dei doni, dei carismi e dei compiti; infine una pastorale integrata, vissuta come espressione concreta e visibile di una Chiesa che è comunione. 
L’Unità Pastorale diventa, in questa prospettiva, il “luogo ecclesiale” della comunione, della corresponsabilità e della sinodalità tra più comunità parrocchiali di un determinato territorio, verso una nuova evangelizzazione e promozione umana.
 
 
Lampada per i nostri passi 
e luce sul nostro cammino è la tua Parola
 
Di fronte a questa nuova situazione pastorale non possiamo dare risposte meramente organizzative o strutturali, bensì dobbiamo leggere il nuovo che viene in una prospettiva di fede, alimentata continuamente dalla Parola di Dio, che è «lampada per i nostri passi e luce sul nostro cammino4». Per questo ora – al fine di comprendere di più quest’orizzonte che si apre davanti a noi – vi propongo una riflessione sull’episodio biblico della “molti-plicazione dei pani e dei pesci”, narrato in tutti quattro i Vangeli (cfr Mt 14,15-21; 15,32-39; Mc 6,34-44; 8,1-9; Lc 9,12-17; Gv 6,5-13). Il testo, nelle sue diverse articolazioni e letture, può offrirci spunti interessantissimi per comprendere, sotto la luce del Vangelo, i passi che siamo chiamati a compiere insieme.
 
 
Quanti pani avete?
 
Gesù, davanti alla gran quantità di persone che lo segue da tre giorni e che è attanagliata dalla fame, «sente compassione» (Mt 15,32; Mc 6,34; 8,2), e chiede di quali mezzi dispongano i discepoli per venire incontro a questo bisogno ineludibile della gente: «I» (Mt 15,34; Mc 6,38; 8,5). Forse è la domanda che il Signore desidera porre amorevolmente anche alla nostra Chiesa diocesana. Egli non parte dalle teorie, dalla verifica astratta di piani pastorali, o dalla disamina della correttezza o meno delle nostre impo-stazioni, ma si informa sulle concrete risorse a disposizione per servire il popolo di Dio: “Chiesa di Vicenza, quanti pani hai?”.
È probabile che, con un guizzo di fierezza, si sia tentati di fare l’elenco dei progetti avviati, delle realizzazioni raggiunte, dei piccoli traguardi ottenuti e delle fatiche affrontate con profitto. Ma è altrettanto possibile che si affacci lo scoraggiamento, perché davanti alla gran quantità del lavoro da fare, si è costretti ad ammettere che non si hanno più le forze di un tempo e che i numeri a diposizione nel passato non ci sono più. Fierezza o scoraggiamento? Forse ci è richiesto semplicemente un sano realismo: abbiamo solo «cinque pani e due pesci» (Mt 14,17; Mc 6,38; Lc 9,13; Gv 6,9; in Mt 15,35 e Mc 8, 5.7 i pani sono sette), una scorta alimentare che dinnanzi a tante persone non solo sem-bra del tutto insignificante, ma che può pure suonare come una beffa.
Una diocesi che parta dall’evidenza dei fatti, non nascondendosi le proprie insufficienze, è semplicemente una Chiesa che fa i conti con la realtà e, mettendo da parte le nostalgie e le illusioni, costruisce insieme progetti possibili.
 
 
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Note:
1 Cfr. Fm 1,4.5.
2 Bolla di indizione del Giubileo Straordinario della Misericordia, Misericordiae vultus, 11 aprile 2015.
3 Discorso del Santo Padre Francesco, Incontro con i rappresentanti del V Convegno nazionale della Chiesa italiana, 10 novembre 2015.
4 Cfr. Salmo 119.
 
 
 
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07/09/2016