SANTA MESSA DEL CRISMA(Vicenza, chiesa cattedrale, 24 marzo 2016)

       Carissimi presbiteri, diaconi, consacrati e consacrate, ministri istituiti, seminaristi, cresimandi, fedeli tutti, amici ascoltatori di Radio Oreb, a voi tutti il mio saluto cordiale e riconoscente; assieme a voi, rivolgo un saluto fraterno ai reverendi presbiteri della Chiesa Ortodossa.
 
       Siamo riuniti nella chiesa cattedrale per partecipare alla Santa Messa del Crisma, porta d’ingresso del Santo Triduo Pasquale. La celebrazione della Messa Crismale unisce – in un’intima comunione spirituale con Cristo – l’intero popolo di Dio che partecipa, in forza del Battesimo, al sacerdozio comune dei fedeli e, in modo del tutto speciale, manifesta la comunione del presbiterio con il proprio vescovo e la comunione del vescovo con il suo presbiterio.
La celebrazione odierna, poi, avviene nel cuore dell’Anno Santo della Misericordia, che stiamo vivendo come Chiesa universale, Chiesa diocesana e, in modo diffuso, in ogni comunità parrocchiale e realtà ecclesiale. Stiamo assistendo davvero a una rinnovata consapevolezza di fede in Dio, Padre buono e misericordioso, che rimane fedele a ciascuno di noi nonostante i nostri peccati e le nostre infedeltà. Il ritorno di molti fedeli al Sacramento della Confessione è un segno eloquente di un profondo rinnovamento spirituale a livello personale e comunitario.
 
       Accanto, però, a questi segni di gioia e di speranza, siamo continuamente posti di fronte a eventi umanamente indecifrabili, come quello della morte di 13 giovani universitarie, di cui 7 italiane, ospiti nelle università spagnole per seguire il progetto “Erasmus”. Ci sentiamo vicini ai genitori e ai familiari, elevando a Dio una preghiera accorata affinché la loro giovinezza possa rifiorire in mezzo a noi attraverso i loro amici, attraverso tutti i giovani – uomini e donne – impegnati nello studio e nella formazione culturale.
       Ma quello che più ci inquieta e ci angoscia, in questo tempo, sono i ripetuti e gravissimi atti di terrorismo che hanno seminato morti, feriti, panico nel cuore dell’Europa. Di fronte a questi eventi di lutto e di violenza siamo convinti che se noi agisce la potenza del Risorto non c’è indifferenza che non possa essere riscaldata, non c’è nodo che non possa essere sciolto, non c’è abisso da cui non si possa risalire, non c’è morte che non possa essere riconsegnata alla vita.
 
       Carissimi, a partire dallo scorso Giovedì Santo, mi sono proposto di riflettere con voi sul significato liturgico-pastorale degli Oli Santi che tra poco benedirò e consacrerò. Un anno fa abbiamo preso in considerazione l’Olio dei catecumeni, oggi poniamo la nostra attenzione sul Sacro Crisma. La Costituzione dogmatica conciliare Lumen Gentium – al numero 10 – afferma: «per la rigenerazione e l’unzione dello Spirito Santo, i battezzati vengono consacrati per formare un tempio spirituale e un sacerdozio santo».
       Questa comunione profonda tra noi è oggi annunciata e realizzata, in modo speciale, nella consacrazione del Crisma, l’olio misto a profumo che da Cristo-capo scende su ciascuno di noi e si spande per il mondo intero, tanto da poter intendere e chiamare la Chiesa il “corpo crismato”. Il Crisma, olio e profumo, diventa in questo modo mistura che nutre e illumina, unguento che penetra e si consuma per rendere amabile chi ne è raggiunto, per attirare a vincoli di gratuità, per mostrare ed esaltare la bellezza che abita ogni vivente. Le parole della Colletta esprimono molto bene questa verità: «O Padre, che hai consacrato il tuo unico Figlio con l’unzione dello Spirito Santo e lo hai costituito Messia e Signore, concedi a noi, partecipi della sua consacrazione, di essere testimoni nel mondo della sua opera di salvezza».
 
       Il Crisma ci conduce all’Eucaristia – come sua fonte – e l’Eucaristia ci riconduce al Crisma – quasi ne fosse il culmine, nel senso che la vita pasquale continuamente offerta ai credenti, ha come apice la soave profusione di sé: a Betania – lo ricordiamo – tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo versato sui piedi di Gesù (cfr. Gv 12,3). Il Crisma, con il suo profumo soave, spande la carità di Cristo e diviene giudizio sui nostri pensieri, sulle nostre parole, sulle nostre opere e sulle nostre omissioni. Educa, per così dire, il nostro olfatto spirituale a riconoscere ciò che è peccato. Il Crisma, avvolgendoci, ravviva continuamente la nostra vita e la nostra vocazione ed è l’olio che ci accompagna verso la Pasqua eterna. Come amorevolmente fu unto il corpo del Signore da Maria di Betania prima della passione e da Nicodemo prima della sepoltura, così il Crisma rende la Chiesa il Corpo del Signore che – ora, adesso – passa dalla morte alla vita.
 
       Ciascuno di noi a suo modo – battezzati, cresimati, presbiteri, vescovo – ma anche luoghi e oggetti – come la cattedrale che è stata dedicata e l’altare che è stato consacrato – tutti abbiamo conosciuto l’unzione crismale, che si consuma in noi come sacramento di unità.
       L’unità significata dal Crisma è attrattiva; la comunione ecclesiale come profumo soave si sparge tra gli uomini e le donne e li attira allo Sposo dell’umanità.
 
       Ai presbiteri, che oggi rinnovano le promesse sacerdotali e ai cresimandi, che a breve riceveranno la confermazione, a tutti voi, popolo santo di Dio che cosa posso dire di più di quanto verrà domandato a Dio nella orazione dopo la Comunione? «Concedi, Dio Onnipotente, che, rinnovati dai santi misteri, diffondiamo nel mondo il buon profumo di Cristo».
 
       Carissimi sacerdoti e diaconi, desidero ringraziarvi per il generoso e infaticabile servizio che rendete alla Chiesa diocesana, soprattutto alle persone più fragili, più povere e meno garantite. Esprimo la mia gratitudine e la mia riconoscenza ai presbiteri diocesani e religiosi che festeggiano quest’anno l’anniversario della loro ordinazione. Un pensiero grato e affettuoso va pure ai nostri sacerdoti fidei donum che sono testimoni del Vangelo di Cristo in Brasile e in Thailandia.
       Vogliamo ricordare, in modo particolare, i confratelli ammalati e coloro che il Signore ha chiamato a Sé nella sua dimora di luce di pace. Saluto e ringrazio anche i sacerdoti che prestano il loro servizio alla Chiesa che è in Italia presso la Conferenza Episcopale e la Santa Sede. Tra tutti, un ricordo speciale nella preghiera è per il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato.
       E così pure ringrazio i sacerdoti provenienti da altre diocesi, italiane ed estere, presenti tra noi in aiuto a qualche parrocchia o per servire le comunità di immigrati cattolici. Una preghiera accorata rivolgiamo a Dio, Padre buono e misericordioso, per i sacerdoti che hanno lasciato il ministero.
       Vi comunico, con gioia grande, che quest’anno il Signore ci ha fatto il dono di quattro candidati al Diaconato verso il Sacerdozio e di sette candidati al Presbiterato per la nostra Chiesa diocesana e di un candidato dell’Operazione Mato Grosso per la Chiesa di Huari in Perù, a questi si aggiungerà anche un candidato dei frati minori francescani.
         In questo momento desidero esprimere – anche a nome di tutti voi – la mia gratitudine e la mia riconoscenza per i consacrati e le consacrate che vivono una “speciale sequela di Cristo” e che fedelmente servono, con il loro carisma, la nostra chiesa diocesana.
         Prepariamoci ora a rinnovare le promesse sacerdotali, fatte il giorno della nostra Ordinazione. Le rinnoviamo davanti ai fedeli, ai quali chiediamo di pregare per noi. E voi, sacerdoti e diaconi, consacrati e fedeli, pregate anche per me, affinché sia fedele al compito che mi è stato chiesto. Invochiamo l’intercessione materna della Madonna di Monte Berico su ciascuno di noi e su tutte le persone che vivono nel territorio della nostra diocesi. A tutti auguro una partecipazione intensa e profonda alle celebrazioni del Triduo Pasquale. Amen.
† Beniamino Pizziol

Vescovo di Vicenza