SANTA MESSA NELLA SOLENNITÀ DELL’ASCENSIONE DEL SIGNORE CON L’ORDINAZIONE DEI DIACONI(Vicenza, chiesa cattedrale, 8 maggio 2016)

Carissimi fratelli e sorelle, consacrati e consacrate,
canonici, presbiteri e diaconi,
amici ascoltatori di Radio Oreb,
 
         siamo riuniti nella chiesa cattedrale per vivere insieme un momento vitale per la nostra chiesa diocesana. Il Signore — attraverso la preghiera di consacrazione e l’imposizione delle mani del vescovo — riserva per Sé questi giovani e con il Suo Santo Spirito viene ad abitare in loro. Avviene quello leggiamo negli Atti degli Apostoli: «Mentre essi stavano celebrando il culto del Signore, lo Spirito Santo disse: “Riservate per me Barnaba e Saulo per l’opera alla quale li ho chiamati”» (Atti 13,2). E loro si lasciano afferrare dal Signore e a Lui si donano per sempre come servitori di Dio, della Chiesa e del mondo.
 
         Questo è per la nostra diocesi un momento di particolare grazia, poiché sono quattro giovani della nostra bella comunità del Seminario, che ringrazio, assieme al Rettore, il Padre Spirituale, gli educatori e i docenti. Sono assai grato ai loro genitori, che li hanno generati alla vita e alla fede, e così pure ai sacerdoti e alle comunità di provenienza e a quelle dove stanno svolgendo il tirocinio pastorale.
         L’Ordinazione Diaconale di questi nostri fratelli viene illuminata dalla Parola di Dio, contenuta nelle Sante Scritture, che la Liturgia della Chiesa ci dona nella festa dell’Ascensione del Signore. Questa solennità, infatti, segna il coronamento della vita terrena di Gesù e la Sua glorificazione alla destra del Padre e — nello stesso tempo — segna l’inizio della missione della Chiesa, chiamata a continuare l’opera salvifica di Cristo nel mondo, con la forza dello Spirito Santo sino alla fine dei tempi.
 
         L’Ascensione è innanzitutto la glorificazione di Cristo. Colui che era disceso dal cielo ora sale al cielo, Colui che si era umiliato assumendo la condizione umana viene esaltato nella Sua natura divina, Colui che era apparso nella forma di servo ora appare il Signore rivestito di gloria, Colui che dall’eternità era entrato nel tempo ora ritorna all’eternità.
         Salendo al cielo, il Crocifisso Risorto è costituito Signore della Storia e dell’universo e offre a ogni uomo la possibilità di rinnovarsi e di raggiungere la sua perfezione e la sua felicità nell’amore verso Dio e verso i fratelli. L’Ascensione di Gesù al cielo non è quindi un allontanamento da noi e dalla storia, bensì una glorificazione attraverso la quale Egli si fa maggiormente presente nella vita di ogni persona, come forza di rinnovamento. Abituati a soffrire per i brevi distacchi dalle persone amate, ci sembra strano il comportamento dei discepoli che assistono all’evento dell’Ascensione di Gesù: «Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui, poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio» (Lc 24,51-53). Come è possibile che i discepoli siano felici per la scomparsa della persona per la quale avevano lasciato tutto e tutti per seguirlo? (Cfr. Lc 5,11; Mt 4,22). Il segreto di questa felicità consiste nella scoperta che, quando si ama una persona, questa entra nel tuo cuore, entra a far parte della tua vita, anche se fisicamente non ti è più vicina. Gesù ritorna alla destra di Dio Padre, ma per rimanere con noi «tutti i giorni fino alla fine del mondo» (Mt 28,20b). Gesù è salito al cielo per esserci ancora più vicino. È tornato presso il Padre per prepararci un posto. Egli l’aveva promesso nell’Ultima Cena: «Vado a prepararvi un posto. Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi» (Gv 14,2-3).
 
         L’Ascensione significa elevazione anche per noi e là dove è giunta la gloria del Capo, il Cristo, sono attese anche le Sue membra, la Chiesa, il Popolo di Dio. Il cristiano sa che — credendo in Cristo — accogliendo la Sua Parola e partecipando alle Sue sofferenze per la salvezza del mondo, parteciperà un giorno alla Sua gloria. Ma per partecipare alla gloria di Cristo i cristiani sono chiamati sulla terra a rinnovare il mondo con l’annuncio del Vangelo e la testimonianza della carità.

         Carissimi Andrea, Davide, Luca, Stefano, tra poco imporrò le mie mani su ciascuno di voi e dirò queste parole: “Con la preghiera e l’imposizione delle mani gli apostoli affidarono loro il servizio della carità”. La Chiesa scopre nel diacono il suo vero volto: essere serva di Dio e degli uomini, in modo del tutto particolare dei fragili, dei dubbiosi e degli smarriti. Il diacono diventa, così, l’icona, la manifestazione di Cristo che si dona pienamente a tutti, a partire dagli ultimi, i senza nome, i non garantiti. Il diacono viene dalla strada, carico dei fratelli, e mette tutti nel calice e lo porge al presidente-celebrante. Alla fine congeda tutti nella pace ed egli stesso ritorna alla strada per essere operatore e tessitore di pace, facendosi tutto per tutti.
         Carissimi, abbiate sempre presente nel vostro cuore e nel vostro ministero la triplice dimensione del diaconato: l’ambone — dove si proclama il Vangelo — l’altare — dove si celebra l’Eucaristia — la strada — dove si incontrano le persone: Parola, Eucaristia e Popolo. È in questa triplice dimensione che deve crescere, orientarsi ed esprimersi il vostro servizio diaconale, la diakonia.
 
         Nella vostra domanda di ammissione a questo primo grado del Sacramento dell’Ordine, avete dichiarato di voler vivere il diaconato nel dono e nell’impegno del celibato. La scelta di vivere nel celibato è stata per voi una libera risposta al Signore, che dilata i vostri cuori e li arricchisce di molti figli, anche se non generati da “carne e sangue”. Il celibe, infatti, trova nella Chiesa la propria sposa, trova tutta l’umanità come sposa, soprattutto quella sofferente, emarginata, bisognosa.
         Nel vostro ministero diaconale vi sia madre e modello di vita Maria di Nazareth — la nostra Madonna di Monte Berico — la Serva del Signore, Custode della Parola e degli avvenimenti della Storia, affinché anche voi, sotto la sua protezione, possiate sempre vivere secondo la volontà del Signore. Amen!

† Beniamino Pizziol

Vescovo di Vicenza