SANTA MESSA DELLA FESTA DELLA PRESENTAZIONE DEL SIGNORE AL TEMPIO NELLA GIORNATA MONDIALE DELLA VITA CONSACRATA(Vicenza, chiesa cattedrale, 2 febbraio 2017)

         Carissime consacrate e carissimi consacrati, rivolgo a tutte voi e a tutti voi un saluto cordiale e affettuoso, che estendo con gioia alle sorelle e ai fratelli che partecipano a questa Eucaristia, ai canonici, ai sacerdoti, ai diaconi e ai seminaristi del Maggiore.
 
         Un saluto riconoscente va a monsignor Giuseppe Bonato, delegato vescovile per la Vita Consacrata, alla segreteria diocesana di USMI e CISM e degli Istituti Secolari.
 
         Un cordiale saluto agli amici ascoltatori di Radio Oreb.
 
         Celebriamo oggi la festa della Presentazione del Signore al Tempio, che è come l’anticipazione del grande momento dell’offerta, del dono della vita, che Gesù farà sulla Croce. Questa festa annuncia già la Pasqua e lo fa mediante il piccolo segno del cero acceso.
         Nella processione iniziale, infatti, noi abbiamo camminato – tenendo in mano una lampada – verso l’altare dove si rinnova il Mistero Pasquale della Morte e Risurrezione di Cristo. Questa offerta che Gesù fa di se stesso per le mani di Maria e di Giuseppe, porta a compimento l’antica profezia di Malachia che abbiamo ascoltato nella Prima Lettura: «Ecco io manderò un mio messaggero a preparare la via davanti a me e subito entrerà nel suo tempio il Signore… per offrire al Signore un’offerta secondo giustizia» (Ml 3,1.3).
 
         L’offerta di Cristo rende possibile ad ogni uomo e ad ogni donna, l’offerta di se stessi. Tutto il senso della nostra vita consiste nel diventare un’offerta, un dono a Dio. È il culto specificatamente cristiano, come afferma l’Apostolo Paolo: «Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale» (Rm 12,1).
Questo culto spirituale è impegno di tutti i battezzati e, in modo speciale, dei consacrati e delle consacrate, che sono stati chiamati a una scelta di vita povera, casta e obbediente.
 
         Nel Vangelo che abbiamo ascoltato, il piccolo Gesù viene riconosciuto e presentato dal vecchio Simeone come «luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele» (Lc 2,32). Di fronte a Gesù, Simeone – «uomo giusto e pio» (Lc 2,25) – esclama: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli» (Lc 2,29-31). Il bisogno di incontrare Gesù, di vedere Dio è l’anelito supremo di ogni persona, di ogni cuore. Ma qual è il compimento degli anni per Simone e Anna?
 
         Incontrare Gesù, tenerlo tra le braccia, riconoscerlo come Salvatore. È Gesù che dà compimento e pienezza alla vita, è lui la luce del mondo, la luce della nostra vita, il senso pieno della nostra esistenza. Anche le parole che Simeone rivolge a Maria ci riportano alla Pasqua: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione» (Lc 2,34). Questo Bambino, infatti, opererà un giudizio, indurrà a schierarsi, sarà risurrezione o rovina, in rapporto alla fede o alla incredulità.
 
         Oggi celebriamo la Giornata della Vita Consacrata, vale a dire di uomini e donne che hanno messo la loro vita intera a disposizione del Regno di Dio. La presenza nella Chiesa della Vita Consacrata è – per tutti – un richiamo al primato di Dio e un invito a fare della nostra vita un’offerta al Signore nell’amore dei fratelli. Mi rivolgo, in particolare, a voi consacrate e consacrati, riprendendo il tema che vi accompagna in questo Anno Pastorale: “Comunità in comunione”.
         I fondatori e le fondatrici delle varie forme di Vita Consacrata intendevano semplicemente far rifiorire la “vita apostolica” – la vita vissuta dagli apostoli e trasmessa alla Chiesa di Gerusalemme – nella sua forma originaria: «un cuore solo e un’anima sola» (At 4,32a).
         Scrive Sant’Agostino: «Cerchiamo di imitare nella nostra vita il modello di quei Santi di cui dice il libro degli Atti degli Apostoli: “nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era in comune” (At 4,32b). Cominciai allora a riunire fratelli di buona volontà che volessero essere miei compagni nella povertà, che nulla avessero di loro possesso come io non avevo nulla… tutti saremmo vissuti del bene comune. Comune a noi sarebbe stato un grande e fertilissimo terreno, lo stesso Dio» (Discorso 355,2).
 
         La comunione dei beni materiali e spirituali è il primo passo per rendere le persone consacrate – e non solo loro – autenticamente fratelli e sorelle. Questa comunione renderà credibile anche la testimonianza e l’annuncio del Vangelo di Cristo.
         Scrive Papa Francesco nella Lettera Apostolica a tutti i consacrati, in occasione del recente Anno della Vita Consacrata (2014): «Vivere il presente con passione significa diventare “esperti di comunione”. In una società dello scontro, della difficile convivenza tra culture diverse, della sopraffazione sui più deboli, delle disuguaglianze, siamo chiamati ad offrire un modello concreto di comunità che, attraverso il riconoscimento della dignità di ogni persona e della condivisione del dono di cui ognuno è portatore, permetta di vivere rapporti fraterni. Siate dunque uomini e donne di comunione, rendetevi presenti con coraggio là dove vi sono differenze e tensioni, e siate segno credibile della presenza dello Spirito che infonde nei cuori la passione perché tutti siano una cosa sola (cfr. Gv 17,11). Vivete la “mistica dell’incontro”: la capacità di sentire, di ascoltare le persone. La capacità di cercare insieme la strada, il metodo, lasciandovi illuminare dalla relazione di amore che passa fra le Tre Divine Persone (cfr. 1Gv 4,8) quale modello di ogni rapporto interpersonale».
Preghiamo così:
         “Tu, Figlio di Dio, sei uno con il Padre e con lo Spirito; la vostra comunione è perfetta, dove tutto è dono reciproco. Insegna anche a noi a vivere in terra la vita del Cielo.
         Tu, Figlio dell’Uomo, che non hai considerato un tesoro geloso la tua uguaglianza con Dio, ma l’hai donata a noi perché noi, poveri, fossimo ricchi del tuo dono. Insegna anche a noi a donare tutto e ad accogliere il dono dell’altro.
         Tu, Maestro di Sapienza, hai insegnato ai tuoi discepoli ad essere un cuore solo e un’anima sola nella fraternità. Insegna anche a noi a riconoscere in chi ci è accanto il fratello e la sorella da amare, condividendo con loro quanto tu ci hai donato”.
 
         Vergine Maria, Madre di Cristo e della Chiesa, volgi lo sguardo sugli uomini e sulle donne che il tuo Figlio ha chiamato a seguirlo nella piena consacrazione al suo amore. Si lascino sempre guidare dallo Spirito, siano instancabili nel dono di sé e nel servire il Signore, così da essere fedeli testimoni della gioia che sgorga dal Vangelo. Amen.

 

† Beniamino Pizziol
Vescovo di Vicenza