SANTA MESSA DELLA QUINTA DOMENICA DI PASQUA CON UNA ORDINAZIONE DIACONALE(Vicenza, chiesa cattedrale, 14 maggio 2017)

Carissimi fratelli e sorelle,
consacrate e consacrati,
canonici, presbiteri e diaconi,                                                           ascoltatori di Radio Oreb
e carissimo Loris, candidato al Diaconato.
 
Oggi è un giorno di gioia e di grazia per la nostra comunità diocesana, perché tu Loris – dopo l’attento discernimento compiuto dagli educatori sul tuo cammino di ricerca – vieni accolto dalla Chiesa per ricevere il ministero nell’Ordine del Diaconato.
Rivolgo un ringraziamento sincero alla tua famiglia, alla parrocchia di origine e a quella dove ora svolgi il servizio pastorale – con i rispettivi parroci e sacerdoti – al Rettore e al Padre Spirituale del nostro caro Seminario e agli educatori e ai docenti che ti hanno accompagnato con premura e affetto in questi anni di formazione.
 
Ma chiediamoci: chi è il diacono?
Una prima risposta, anche se non fondativa, la troviamo nel brano degli Atti degli Apostoli che narra l’istituzione dei sette diaconi per il servizio delle mense, come abbiamo letto neella Prima Lettura.                                            L’autore degli Atti ci riporta le parole degli Apostoli: “Non è giusto che noi lasciamo da parte la Parola di Dio per servire alle mense. Dunque, fratelli, cercate fra voi sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di sapienza, ai quali affideremo questo incarico”.
Diakonia è la parola greca che definisce lo specifico del diacono, essa significa servizio e tale compito è così decisivo per la Chiesa che viene assunto con un atto sacramentale, attraverso il Rito di Ordinazione.
Il sacramento del Diaconato imprime, in colui che viene ordinato, un sigillo che lo configura a Cristo, il quale si è fatto diacono, servo di tutti. La Storia ci ha consegnato grandi figure di diaconi, riconosciuti e dichiarati santi per la loro esemplare testimonianza di fede e di carità: San Lorenzo, San Vincenzo, San Francesco d’Assisi.
 
Compete al diacono assistere il Vescovo e i Presbiteri, proclamare il Vangelo e predicare, benedire il Matrimonio e presiedere i funerali nella celebrazione della Parola e dedicarsi, in modo particolare, ai vari servizi della carità.
Il diacono in cammino verso il Presbiterato è chiamato a vivere il suo ministero anche attraverso due impegni preziosi: la promessa di obbedienza e il carisma del celibato. Si tratta di due realtà oggi comprese con fatica ma ricche di valore e di significato e anche capaci di aiutare il ministro ordinato a meglio radicare il dono di sé nel Signore e verso i fratelli. L’obbedienza e il celibato possono risultare esigenti, anzi, lo sono, ma rendono l’uomo chiamato al ministero, più libero di servire e più concentrato sulla mèta finale del nostro pellegrinaggio terreno.
Di fronte a questi impegni e al grande dono del Diaconato, caro Loris, vogliamo tutti insieme ringraziare il Signore, con le parole che tu stesso hai scritto: «Ringrazio Dio per avermi accompagnato e per non avermi mai fatto mancare il sostegno delle persone che ho incontrato, della mia famiglia, dei miei compagni, dei sacerdoti e degli educatori».
 
La tua ordinazione diaconale, caro Loris, è oggi illuminata da una pagina del Vangelo di Giovanni che abbiamo proclamato in questa Quinta Domenica di Pasqua. L’Evangelista ci ricorda le parole di addio di Gesù, durante l’Ultima Cena, il suo testamento. Ma prima di pronunciare queste parole, Gesù compie un gesto che rappresenta come il sigillo posto sul suo testamento. Egli non si fa portare carta e penna per scriverlo, bensì un catino, un grembiule, dell’acqua per lavare i piedi ai suoi discepoli, ai quali dice: “Vi ho dato l’esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi” (Gv 13,15).
Anche questo gesto può essere considerato il fondamento del Diaconato nella Chiesa. Ma la pagina del Vangelo si apre con queste parole di Gesù: “Non sia turbato il vostro cuore… vado a prepararvi un posto… e quando sarò andato e ci avrò preparato un posto verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi” (cfr Gv 14,1-3).
La nostra vita è collocata tra la partenza di Gesù da questo mondo e l’attesa della sua venuta alla fine dei tempi. E allora come vivere questo tempo? Come vivere questo nostro tempo?
 
Tutti avvertiamo il rischio di riempire il tempo di attesa con tanti surrogati, quasi un tempo di oblio o di attenzione esclusiva alle cose di questo mondo, spesso così effimere e transitorie. È lo stesso Gesù, però, a indicarci la strada, il cammino da percorrere in questo mondo per arrivare alla piena comunione con Dio Padre, ad abitare il posto che lui ci ha preparato. La strada è lo stesso Gesù: “Io sono la Via, la Verità e la Vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me” (Gv 14,6).
La via è unica, le deviazioni sono molte. La verità esige una ricerca sincera, la menzogna, invece,  germina spontaneamente. La vita cresce con lentezza, la morte può arrivare improvvisa. E oltre alle difficoltà personali e interiori ci sono anche quelle esteriori: un ambiente indifferente e a volte ostile.
 
L’Evangelista Giovanni ci indica la via maestra da seguire: la Fede in Gesù. Se prima il Maestro era con noi, ora è in noi mediante la Fede, la sua Parola, la Preghiera, l’Amore e il Dono di dello Spirito Santo, il nostro “Maestro Interiore”. Si tratta di una nuova presenza, Gesù è la via, la via quindi non è una strada, ma una persona da seguire. Gesù è la verità: e perciò non un concetto astratto ma una persona da frequentare. Gesù è la vita: e quindi non un dato biologico, bensì un’esistenza che va oltre la morte.
 
Caro Loris, tra poco imporrò le mie mani su di te e poi pronuncerò queste parole: “Ti supplichiamo, o Signore, effondi in lui lo Spirito Santo, che lo fortifichi con i sette doni della tua grazia, perché compia fedelmente l’opera del ministero, che gli è affidato”. Il tuo ministero diaconale sia l’icona di Cristo che si dona pienamente a tutti, a partire dagli ultimi, i senza nome, i non garantiti. Noi ti assicuriamo la nostra preghiera e il nostro affetto fraterno e paterno.
Nel tuo ministero diaconale ti sia modello di vita Maria – la mamma di Gesù e la mamma nostra celeste, patrona di tutte le nostre mamme, che vogliamo ricordare in questa giornata a loro dedicata – la Madonna di Monte Berico a noi carissima, Serva del Signore, la custode fedele della sua Parola e degli avvenimenti di tutta la Storia. Ella ti accompagni affinché tu possa, sotto la sua protezione, vivere sempre secondo la santa volontà del suo figlio Gesù. Amen.

 

† Beniamino Pizziol
Vescovo di Vicenza