SANTA MESSA NELLA FESTA DI SAN FRANCESCO D’ASSISI PATRONO D’ITALIA(Vicenza, Tempio di San Lorenzo, 4 ottobre 2017)

       Saluto tutti i fedeli, qui riuniti, per celebrare la festa di San Francesco, patrono d’Italia, in questa chiesa che custodisce, da ben otto secoli, il carisma del santo di Assisi attraverso i Frati Francescani e i Terziari Francescani, che hanno appena festeggiato la loro patrona, la Beata Eurosia Fabris, popolarmente detta “Mamma Rosa”.

        La presenza di questo carisma trova, oggi, la sua continuità attraverso la piccola “Fraternità dei Frati Minori del Vangelo”, che stasera accogliamo ufficialmente con affetto e gratitudine. Saluto, perciò, il Guardiano, fra’ Marco Matteo, assieme a fra’ Marco, fra’ Pietro e suor Roberta.

       Saluto i sacerdoti diocesani e ringrazio tutti coloro che hanno servito e custodito la chiesa di San Lorenzo dopo il trasferimento dei Frati Minori Conventuali, ai quali va la riconoscenza per il loro fedele e generoso servizio alla nostra chiesa di Vicenza.

       Saluto e ringrazio il Signor Sindaco, che è qui presente anche per offrire — a nome dell’intera amministrazione comunale — l’olio per la lampada della pace.

       Saluto i consacrati, le consacrate, i diaconi e tutte le autorità civili e militari.

       Carissimi, la vita di ogni cristiano è un cammino costante e progressivo di conformazione a Cristo, a partire dal sacramento del Battesimo, nella speranza di poter affermare nel corso della nostra esistenza di credenti: «non vivo più io, ma Cristo vive in me» (Gal 3,20a).

       San Francesco è tanto amato e venerato non solo ad Assisi e in Italia, ma anche in tanti paesi del nostro pianeta perché fu l’uomo più somigliante a Cristo che mai sia venuto al mondo”.

Si legge nella Legenda major: “Francesco era un uomo veramente cristiano, che si studiò di essere conforme a Cristo con imitazione perfetta: da vivo conforme a Cristo vivente, in morte conforme a Cristo morente, da morto conforme al Cristo morto”.

        L’espressione dell’Apostolo Paolo, nella Lettera ai Galati, si può bene e a ragione attribuire anche al Santo di Assisi: «io porto le stigmate di Gesù sul mio corpo» (Gal 6,17).

Di certo possiamo pensare alle stimmate, che Francesco ricevette nel 1224, presso l’eremo della Verna, come piena conformazione ai patimenti di Cristo, ma possiamo pensare anche a quel sigillo spirituale impresso nel cuore e nella mente di Francesco che lo porterà a pensare Cristo in ogni creatura animata e inanimata: una pietra gli ricordava Cristo, pietra angolare; un agnellino lo faceva piangere, pensando a Cristo, agnello di Dio; attraversava i corsi d’acqua a piedi nudi, pensando a Cristo, acqua viva che zampilla per la vita eterna. Questa centralità di Cristo nella vita delle persone e del creato sta a fondamento di una vera e autentica “ecologia umana, sociale e creaturale”.

        Noi oggi vogliamo ringraziare il Signore per il dono di questo Santo con le stesse parole che abbiamo ascoltato nel Santo Evangelo: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli» (Mt 11,25).

        Francesco d’Assisi è stato un vero riformatore della Chiesa in un’epoca in cui sembrava venir meno lo slancio evangelico e la fedeltà alla Chiesa di Cristo. Le parole “va’, Francesco, e ripara la mia Chiesa in rovina” assumono un valore più profondo e più ampio rispetto al restauro materiale della chiesa di San Damiano, poiché si riferiscono, piuttosto, alla situazione drammatica e inquietante della Chiesa in quel tempo. Francesco cambiò radicalmente la vita religiosa, come era intesa da secoli; egli fondò un primo istituto secolare. All’inizio i suoi primi compagni erano laici e il VII capitolo della Prima Regola descrive alla lettera la sua intuizione: “raccogliere attorno a sé dei laici, laico egli stesso”.

        La Chiesa, in seguito, prese questo istituto secolare e lo trasformò in un ordine religioso, anche se inteso in un modo diverso rispetto agli altri ordini religiosi già esistenti: agostiniani e benedettini. Francesco, infatti, considerò il Vangelo come l’unica valida norma di vita, che sta a fondamento di tutta l’esperienza francescana. La sua aspirazione più alta, il suo desiderio dominante, la sua volontà più ferma era di osservare perfettamente il Santo Vangelo.

        Un altro elemento riformatore — che domina tutta la predicazione del Santo — è quello della conversione. Il suo messaggio di pace, di letizia, di riconciliazione, sarebbe del tutto frainteso se ci si dimenticasse che questi frutti dello Spirito sono conseguenza di un integrale mutamento del cuore che porta alla piena coerenza evangelica della vita.

Nella nostra diocesi è ben presente e vivo il carisma di Francesco d’Assisi attraverso i vari ordini francescani: i Minori, i Conventuali, i Cappuccini, le Suore Clarisse, le Suore Francescane di Cristo Re, le Suore Francescane Alcantarine e le Suore Terziarie Francescane Elisabettine.

        Alla fine del mese di agosto abbiamo salutato la comunità dei Frati Conventuali, che erano presenti in questa chiesa di San Lorenzo, e oggi diamo il benvenuto a una nuova, piccola, fraternità di Francescani: i “Frati Minori del Vangelo”, comunità ispirata alla Regola Bollata di Francesco d’Assisi, che inizia così: “la regola e la vita dei frati minori è questa, cioè osservare il santo Vangelo del Signore nostro Gesù Cristo, vivendo in obbedienza senza nulla di proprio e in castità”.

        Desidero dare il benvenuto a questa piccola fraternità francescana, assicurar loro la piena accoglienza da parte della diocesi di Vicenza e dell’Unità Pastorale del Centro Storico. Che il Signore ci aiuti a camminare insieme, valorizzando i doni, i carismi, i ministeri che lo Spirito suscita nella Chiesa a servizio del popolo di Dio.

Concludiamo con una preghiera:

       “Con la Croce e la Risurrezione del tuo Figlio,

       tu hai posto, o Signore,

       nel cuore della Storia una sorgente di vita.

       Aiutaci a fare della città terrena un regno di giustizia e di pace.          Dona ai governanti il tuo Spirito,

       perché la politica sia praticata come forma preziosa della carità       tutta votata al bene comune.

       Aiutaci a riprendere speranza,

       con un cuore largo, capace di amor di patria,

       ma anche premuroso dell’unità tra le nazioni,

       in Europa e nel mondo.

       E fa’ che non dimentichiamo che l’ultima patria è nel cielo,

       dove, con Francesco nostro patrono,

       speriamo di vincere non solo la prima,

       ma la “seconda morte”

       per una vita che trovi in te il sapore dell’eterno”.

       Amen.

 

† Beniamino Pizziol

 

Vescovo di Vicenza