VEGLIA NELLA 60° GIORNATA MONDIALE DI PREGHIERA PER LE VOCAZIONI – Cattedrale di Vicenza, 6 maggio 2023

VEGLIA NELLA 60° GIORNATA MONDIALE DI PREGHIERA PER LE VOCAZIONI

Come un meraviglioso poliedro

 

Cattedrale di Vicenza, 6 maggio 2023

 

Non c’è nessuno. Gesù è seduto presso un pozzo a mezzogiorno. Probabilmente affaticato del cammino che sta compiendo. I suoi discepoli sono andati in città a prendere provviste. Sente dei passi. Sta arrivando qualcuno. È una donna che stranamente a quest’ora, quando tutte le donne sono in casa, viene con la sua anfora. Gesù intuisce che sotto quel volto con tanto trucco, orecchini e braccialetti, ci sia della vergogna. La donna non vuole andare al pozzo quando ci sono tutte le altre donne. Avrà già provato il disagio di battutine su di lei. È facile valutare e pure giudicare.

Gesù, no. Non giudica e non tiene lontano. Piuttosto scioglie l’imbarazzo e si rivolge alla donna: Dammi da bere. Una richiesta che forse appare alla donna come un ordine. Tanti uomini gli si sono fatti vicino con imperativi e imposizioni. Lei non si perde d’animo e dalla sua risposta si comprende che è una donna preparata in teologia come sarà evidente a proposito del luogo dove adorare il vero Dio. Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me che sono una donna samaritana?

Non ci sfugga il luogo di questo incontro: il pozzo di Giacobbe. Presso il pozzo nella bibbia sono raccontati gli eventi amorosi. È il luogo dell’innamoramento. Come accadde a Isacco, a Giacobbe e allo stesso Mosè.

La samaritana è alla ricerca di uomo? Sta cercando l’amore della sua vita che non ha ancora trovato?

Carissimi giovani: non è forse questa una questione che ci riguarda da vicino? Ce lo ha ricordato papa Francesco che molti di noi incontreranno a Lisbona in estate: «Dio ci “concepisce” a sua immagine e somiglianza e ci vuole suoi figli: siamo stati creati dall’Amore, per amore e con amore, e siamo fatti per amare».

La samaritana non sa chi è colui con il quale sta parlando. È un uomo qualsiasi. Forse uno che ha delle pretese su di lei. Per questo Gesù si propone a lei come acqua viva: Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice “dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva. Per lei è l’inizio di una relazione, assolutamente diversa rispetto alle relazioni vissute con altri uomini pieni di pretese e donne dallo sguardo giudicante. Ma è una relazione tanto umana quanto forte interiormente che gli cambia la vita. Da Gesù non si sente per nulla giudicata, anche se lui conosce la sua condizione affettiva ferita. E, cosa altrettanto strana a noi: Gesù non si presenta subito nella sua identità di Figlio di Dio e una volta capito questo la donna gli fa spazio. No, non è così! Gesù si presenta anche a noi sotto il volto di uno sconosciuto. Spesso è il volto di un povero. O di una persona che è ferita interiormente. Soltanto poco per volta riconosciamo che in quel volto era presente il Signore della Vita, Colui che è in grado di dissetare ogni nostra sete di felicità.

«Nel corso della nostra vita, … [la chiamata all’amore], inscritta dentro le fibre del nostro essere e portatrice del segreto della felicità, ci raggiunge, per l’azione dello Spirito Santo, in maniera sempre nuova, illumina la nostra intelligenza, infonde vigore alla volontà, ci riempie di stupore e fa ardere il nostro cuore» (papa Francesco).

E come per la samaritana – da quell’incontro presso il pozzo di Giacobbe con uno sconosciuto che ha scoperto essere il Messia diventa missionaria, annunciatrice di una vita nuova con Gesù – anche per noi la vocazione è una grazia per vivere la missione che il Signore ci affida in questo mondo: nel costruire una famiglia, nel vivere con gioia la professione lavorativa, nel servire la chiesa e il mondo come preti e missionari, nell’attestare che la sorgente dell’amore è Dio come monache, religiose, consacrate…

Lasciamoci coinvolgere nelle relazioni che ogni giorno abbiamo la possibilità di vivere. Anche in quelle relazioni che ci costano un po’ perché ci spingono a uscire da noi stessi. E se un pezzetto di Vangelo è entrato nella nostra vita, mettiamolo a disposizione come animatori, capi scout, catechisti, con gli amici di lavoro o di università. Le partenze scout, il cammino dei fidanzati, la ricerca nel Gruppo Sichem, il rinnovo della professione di fede, l’esperienza in terre di missione, il rito di ammissione di Emmanuele e Luca e pure il nostro viaggio a Lisbona sono tutte esperienze straordinarie di relazione e di condivisione della nostra chiamata all’Amore per la felicità della nostra vita.

Anna, ha con audacia, chiesto di accogliere per sempre nella sua vita l’Amore di Dio scendendo con Gesù nelle acque del battesimo e vivere la libertà dei figli di Dio.

Permettetemi un’ulteriore semplice testimonianza di vocazione che mi ha colpito.

Michel Simonet. Nato a Zurigo nel 1962, cantoniere e scrittore, vive a Friburgo, in Svizzera, con la moglie e sette figli. Dopo aver lavorato come impiegato e aver frequentato per due anni un corso di teologia, nel 1986 sceglie per vocazione il mestiere di spazzino. E non lo lascia più. Così, vestito di arancione dalla testa ai piedi, da trent’anni Simonet perlustra le strade di Friburgo in un’avventura quotidiana per portare – tra graffiti, escrementi, odori («anche a Betlemme, la stalla non doveva certo olezzare di rosa»), erbacce e rifiuti – la poesia nel cuore delle strade. Simonet, infatti, è anche scrittore. Ha pubblicato Lo spazzino e la rosa. Un libro nel quale riflette sul nostro modo di vivere attraverso quella lente spirituale che lo ha indotto a scegliere una professione umile, in accordo con la sua fede cristiana, dimostrando così che non esistono lavori di serie A e di serie B. Ma, piuttosto, lavori fatti bene e lavori fatti male. Scrive: «Sono un cristiano dell’aria aperta, parrocchiano della strada, e cattolico per rivendicazione, sacrestia e leggio… Io credo sin dall’infanzia e ancor più da adulto. Credo così come respiro… Una fede che si rispetti è però anche dinamica» e spiega che cerca di farsi vicino alle persone ogni volta che ne hanno bisogno… anche lungo la strada raccogliendo la spazzatura. (testimonianza pubblicata ne L’Osservatore Romano, 3 maggio 2023, p. 7).

† vescovo Giuliano