CELEBRAZIONE DEI VESPRI CON IL RITO DI ELEZIONE DEI CATECUMENI E IL CENTENARIO DELL’UFFICIO CATECHISTICO
Cattedrale, 18 febbraio 2024
Lettura: 1Cor 9,16-19
L’apostolo Paolo si chiede: Qual è dunque la mia ricompensa? Quella di annunciare gratuitamente il Vangelo.
Qual è la ricompensa che la Chiesa di Vicenza deve aspettarsi per il grande lavoro compiuto in cento anno di attività catechistica promossa dall’Ufficio catechistico diocesano? La risposta non può essere che quella dell’apostolo: annunciare gratuitamente il Vangelo. Questa è la ricompensa. Infatti annunciare gratuitamente il Vangelo è generativo. Genera nuovi figli di Dio. Oggi lo possiamo vedere con i nostri occhi fissando il volto di voi catecumeni eletti per ricevere i sacramenti del battesimo, della confermazione e dell’Eucaristia nella prossima pasqua. Noi con voi lodiamo il Signore che con il Vangelo ha toccato il vostro cuore di uomini e donne, ragazzi e bambini.
E con tutti voi catechiste e catechisti rendiamo grazie a Dio Padre perché siete stati disponibili all’invito che qualcuno vi ha rivolto di mettervi a servizio dell’annuncio del Vangelo da offrire a bambini e ragazzi in un tempo non facile ma con lo sguardo rivolto a ciascuno di loro, alla loro la storia familiare, al loro desiderio grande di essere voluti bene, alle qualità che ciascuno nasconde in sé e con l’impegno di accompagnarli a fare sempre nuovi passi di crescita umana, affettiva, spirituale. Voi catechisti vi sentite parte delle famiglie di questi minori a voi affidati e con le famiglie costruite percorsi adeguati alle condizioni di ciascuno.
Permettete che sottolinei una corrispondenza tra le affermazioni di Paolo e il vostro essere catechisti. Che cosa dice l’apostolo? Afferma che per lui, annunciare il Vangelo, non è un’“attività volontaria” che nasce cioè dalla sua iniziativa. È un’“attività costretta”. Non è un’attività che fa volontariamente per cui può vantare un compenso. No! Paolo è un apostolo libero perché costretto! Sembra un paradosso. Ma sottolinea che lui, in quanto evangelizzatore, non esige alcuna ricompensa per annunciare il Vangelo, perché non lo fa di sua iniziativa. Che cosa intende sottolineare l’apostolo con questo ragionamento paradossale? Egli mette in luce la gratuità. Il Vangelo è gratuità, pertanto dev’essere annunciato nella gratuità. Anzi, conclude, che la ricompensa è l’incarico stesso. Annunciando gratuitamente il Vangelo io vengo ricompensato del Vangelo!
Carissimi, incontrando nel mio ministero presbiterale molti catechisti, mi sono spesso sentito dire che hanno iniziato a fare il catechista perché qualcuno l’ha coinvolto al fine di andare incontro alle necessità presenti nella comunità cristiana. Con libertà ha risposto alla chiamata, ma dedicandosi a questa attività con spirito di servizio è stato ricolmato di tanti doni. E il principale dono è proprio quello indicato dall’apostolo: annunciando gratuitamente il Vangelo è stato arricchito dal Vangelo stesso; è accresciuta la sua fede, ha sperimentato una grande carità verso i fanciulli e le loro famiglie; ha potuto sentirsi parte attiva della comunità cristiana. Come Paolo anche voi facendo i catechisti incarnate il senso ultimo del lavoro: quello di essere un servizio prestato alla grazia di Dio.
Carissimi, la Chiesa di Vicenza, manifesta oggi a voi tutta la propria riconoscenza e ringrazia il Signore perché avete accolto, non senza fatiche e prove, la chiamata ad annunciare il Vangelo accompagnando famiglie e ragazzi anche nel tempo della pandemia.
Quale profilo spirituale è chiamato ad avere il catechista?
È un appassionato dell’annuncio del Vangelo desideroso di condividere la propria fede nel Signore Gesù. Egli trasmette ciò che ha sperimentato nella sua stessa vita. Condivide l’incontro con il Cristo che ha aperto orizzonti nuovi di vita. Un incontro che viene alimentato ogni giorno dalla preghiera, dal frequente ascolto della Parola di Dio, dal nutrimento dell’Eucaristica, dall’inserimento attivo nella comunità cristiana. La passione è fondamentale per infiammare il cuore dei ragazzi.
In secondo luogo il catechista è appassionato della vita dei ragazzi che gli sono affidati. Li conosce per nome. Dialoga con i genitori. Comprende i loro problemi. Sa riconoscere e puntare sulle qualità di ciascuno ragazzo. È in grado di interpretare i loro sogni e li accompagna a scoprire la chiamata del Signore, la vocazione particolare. Questo richiede pazienza e attenzione, ma è anche molto arricchente. Accompagnare spiritualmente i ragazzi significa pregare per loro, invocare il dono dello Spirito Santo su ciascuno per sostenerli a compiere i passi di maturazione a cui sono chiamati.
Infine un tratto spirituale del catechista dei nostri tempi è annunciare con gioia le tre verità che toccano in profondità il cuore. Papa Francesco le ha ricordate nell’esortazione apostolica sui giovani Christus vivit. La prima verità è «“Dio ti ama”. Se l’hai già sentito, non importa, voglio ricordartelo: Dio ti ama. Non dubitarne mai, qualunque cosa ti accada nella vita. In qualunque circostanza, sei infinitamente amato» (112). La seconda è: Cristo ti salva. «Cristo, per amore, ha dato sé stesso fino alla fine per salvarti. Le sue braccia aperte sulla croce sono il segno più prezioso di un amico capace di arrivare fino all’estremo» (118). La terza è: «Egli vive! Occorre ricordarlo spesso, perché corriamo il rischio di prendere Gesù Cristo solo come un buon esempio del passato, come un ricordo, come qualcuno che ci ha salvato duemila anni fa […]. Colui che ci colma della sua grazia, Colui che ci libera, Colui che ci trasforma, Colui che ci guarisce e ci conforta è qualcuno che vive» (124).
Come ha scritto don Antonio Bollin, il vescovo Ferdinando Rodolfi, il 15 febbraio 1924 istituiva l’Ufficio catechistico diocesano; era convinto che i cambiamenti e le trasformazioni dei tempi e della società, chiedevano una fede illuminata e dalle salde radici, perché “Se cade l’istruzione religiosa cade tutta la vita cristiana”. In un contesto di “cristianità” nella quale si diffondeva l’istruzione scolastica, il vescovo ebbe la grande intuizione di promuovere l’insegnamento della religione cattolica con il catechismo degli adulti e una più facile trasmissione del Catechismo di San Pio X.
Oggi la realtà è radicalmente cambiata, ma la Chiesa di Vicenza non è rimasta a vedere. Ricordo gli ultimi due interventi.
Nel 2001 il vescovo Giacomo Nonis pubblicava gli Orientamenti pastorali per entrare nel terzo millennio, “Cristiani si diventa…”, sollecitando a rinnovare i percorsi di catechesi come stava accadendo in diverse diocesi italiane che avevano avviato delle sperimentazioni.
Così nel 2013 il vescovo Beniamino ha consegnato alla diocesi un processo di riforma della proposta catechistico-pastorale frutto di una riflessione molto approfondita (Generare alla vita di fede. Nota catechistico-pastorale, 8 settembre 2013). La proposta muoveva da alcune caratteristiche: la centralità della comunità e degli adulti, in modo particolare della famiglia prima responsabile dell’educazione cristiana dei figli, il ripristino della sequenza originaria dei sacramenti dell’iniziazione alla vita cristiana: battesimo – confermazione – Eucaristica, l’ispirazione catecumenale e la valorizzazione della mistagogia. Come ha sottolineato don Giovanni Casarotto – il cammino non è stato lineare soprattutto per la “difficoltà di uscire dalle logiche del passato”.
Sono convinto che qui a Vicenza sia stato avviato un processo di autentico rinnovamento della catechesi ed è su questo sentiero che è necessario continuare a camminare anche facendo tesoro di ciò che è emerso in questi dieci anni.
Nel 2013 si indicava che l’anello debole della catena è proprio la comunità (n. 3). Il cammino diocesano che stiamo percorrendo, anche con l’aiuto dei giovani, ha proprio questo obiettivo: riformare le nostre comunità parrocchiali per essere accoglienti e vive, animate dalla gioia della presenza viva del Signore. Sono certo che anche con il contributo di voi catechisti scopriremo le strade che Dio ci chiede di percorrere.
† vescovo Giuliano