CELEBRAZIONE ESEQUIALE DI DON MARIO RIZZO Isola Vicentina, 15 febbraio 2024

CELEBRAZIONE ESEQUIALE DI DON MARIO RIZZO

Isola Vicentina, 15 febbraio 2024

Letture: Rm 8,31b-35.37-39; Sl 22; Gv 15,9-17

Alla nostra celebrazione si unisce il vescovo Beniamino che mi ha raccomandato di portare i saluti e le condoglianze ai parenti non potendo essere presente di persona.

All’inizio del cammino quaresimale che ci conduce a pasqua celebriamo la pasqua del nostro don Mario. Il suo passaggio per entrare nella Terra Promessa: l’incontro definitivo con il Signore risorto.

Dalle letture che abbiamo ascoltato possiamo sottolineare due aspetti che hanno coinvolto don Mario e che coinvolgono anche noi: l’amicizia di Cristo e la certezza dell’amore di Dio.

Dell’amicizia di Cristo ci ha parlato il Vangelo di Giovanni. Dopo aver lavato i piedi ai suoi discepoli come gli schiavi lavavano i piedi ai loro padroni, Gesù raduna i discepoli attorno a sé e offre loro l’insegnamento supremo e definitivo. Una sorta di testamento nel quale Gesù consegna, perché lui le ha vissute, le dimensioni essenziali della vita credente che i discepoli di tutti i tempi saranno chiamati a seguire.

E la realtà che sta a fondamento di tutto è l’amore di Cristo. Con l’immagine dei tralci che sono vivi se restano uniti alla vite, Gesù invita i suoi discepoli a rimanere nel suo amore. Quel “rimanere in” nel vangelo di Giovanni indica la reciproca appartenenza di Gesù e dei suoi discepoli, che costituisce un’unica realtà di vita retta dall’amore, a imitazione della reciproca relazione del Padre e del Figlio nello Spirito.

Nei pochi versetti successivi Gesù descrive le qualità che caratterizzano la grandezza del suo amore per noi: Lui ci dona la sua vita (come si dona la vita a degli amici), ci tratta da amici comunicandoci i desideri del Padre (non servi-schiavi, bensì amici), ci ha scelti per andare in missione e per portare frutti (che sono i frutti dell’amore).

Don Mario è stato scelto da Gesù rendendolo partecipe della Sua amicizia. Lo ha chiamato e don Mario ha risposto con generosità consegnandogli tutta la sua vita. Ma il primato l’ha il Signore: non voi avete scelto me, io ho scelto voi. Solo così si può comprendere la vita di un uomo che è stato scelto dal Signore e si è reso disponibile a seguirlo con le sue fragilità e ferite. Prima di essere una scelta personale, quella del cristiano e ancor più quella del prete è la scelta di Dio di amare ciascuno di noi. La nostra è solo e soltanto una fragile risposta. E resta fragile fino alla fine: perché si manifesti in noi e nella nostra debolezza – direbbe l’apostolo Paolo – la potenza dell’amore di Dio. L’apostolo lo sottolinea ai cristiani di Corinto: Così anche la risurrezione dei morti: è seminato nella corruzione, risorge nell’incorruttibilità; è seminato nella miseria, risorge nella gloria; è seminato nella debolezza, risorge nella potenza; è seminato corpo animale, risorge corpo spirituale (1Cor 15,42-44).

Noi che siamo qui esprimiamo la gratitudine perché don Mario ha risposto alla chiamata del Signore e lo ha inviato a servire molte persone e tante comunità. Ci uniamo a chi l’ha incontrato a S. Antonio ai Ferrovieri, Montecchio Precalcino, Breganze e S. Bonifacio, S. Bortolo di Arzignano e Locara; le parrocchie dell’Unità pastorale “Gambellara – Sorio” e personale e ospiti della Casa di Riposo “Don Antonio Bruzzo” di Gambellara; insieme a tutti diciamo il nostro grazie al Padre per mezzo di Gesù.

Don Mario ha esercitato il suo ministero nella pastorale ordinaria in parrocchia. Ha anche animato per un periodo le iniziative di pellegrinaggio della nostra diocesi. Anche questa era una dimensione da lui coltivata.

Il secondo aspetto che ci ha portati qui insieme è la certezza dell’amore di Dio. Un amore che non viene meno di fronte alle molteplici difficoltà della vita. Dio non ha risparmiato suo Figlio, ma lo ha consegnato fino alla morte per tutti noi, non ci donerà ogni cosa insieme a Lui? Così è convinto l’apostolo. E nella fede dell’apostolo Paolo anche noi desideriamo confessare che nulla ci potrà separare dall’amore di Cristo. Perché Cristo  è morto, anzi è risorto, sta alla destra di Dio e intercede per noi. Su questa profonda convinzione l’apostolo può concludere che né la morte né la vita potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù nostro Signore.

Don Mario era una persona affabile, semplice, gentile, senza pretese, diligente, intelligente, amabile, ma allo stesso tempo anche determinata e autorevole nei processi educativi che offriva in parrocchia o nei campi scuola. Ma dovette fare in conti con la sua salute: una dimensione complessa per don Mario, che lo ha condizionato nel compimento delle sue potenzialità e nello stesso servizio pastorale. All’antivigilia della sua vecchiaia, la salute fu messa alla prova, costringendolo a lasciare prematuramente il servizio pastorale. Venne accolto prima nella Casa di riposo di Gambellara e poi nella Comunità presbiterale di San Rocco insieme ad altri confratelli. Ma anche queste fragilità di salute non lo hanno separato dall’amore di Cristo. E noi siamo qui a pregare per rafforzare in noi la certezza che solo l’amore di Cristo salva dal potere del male e della morte. Ed è a quell’amore che consegniamo il nostro caro don Mario.

Concludo con un testo mariano di Romano Guardini. Don Mario qui a Isola ha respirato fin da piccolo “l’aria del Guardini”, che ha conosciuto, e di cui conservava alcune opere, essendo che i suoi genitori erano custodi della villa Guardini.

Maria è la “consolatrice degli aflitti”, l’“aiuto dei cristiani”, la “madre del buon consiglio”.  In lei che è la Madre del Redentore, il credente sente un amore inesauribile che si volge verso tutte le miserie e tutte le sofferenze (tratto da Introduzione alla preghiera, Brescia 1979, p. 195).

Per la preghiera di Maria, madre di Cristo e Madre nostra, don Mario possa ora vivere nell’amore infinito di Dio Padre.


† vescovo Giuliano