LITURGIA FUNEBRE PER MONSIGNOR VENANZIO RIGONI(Sandrigo, chiesa parrocchiale, 23 dicembre 2015)

Non avremmo mai pensato di doverci trovare qui, oggi, in questa chiesa, per celebrare la Messa di commiato dal nostro carissimo sacerdote monsignor Venanzio Rigoni. Mentre ci prepariamo a cantare l’Adeste fideles — “correte, affrettatevi, venite a Betlemme” — don Venanzio si è staccato da noi ed è arrivato già a Betlemme. Il Natale di Gesù è fiorito nel suo dies natalis, il giorno della sua nascita al cielo, una nascita nuova che non viene dalla carne o dal sangue, ma da Dio.
         Il Figlio di Dio si è fatto uomo, ha preso un corpo mortale per vivere la nostra vita, portare in sé le nostre fatiche e le nostre debolezze, tutto per amore nostro.
 
         Vogliamo ricordare il ministero pastorale di don Venanzio, svolto come vicario cooperatore a Povolaro, a San Pietro in Schio, a Santa Maria in Colle di Bassano del Grappa, poi come direttore dell’ufficio diocesano della Pastorale Sociale e del Lavoro e come delegato della Conferenza Episcopale Triveneto per lo stesso ambito. Dopo aver fatto il collaboratore pastorale a Cresole e ad Anconetta, divenne parroco-arciprete di Sandrigo dal 1994 ad oggi, per 21 anni.
 
         In questi anni ho incontrato molte volte don Venanzio, sia a Vicenza sia in parrocchia a Sandrigo. Ho stabilito con lui una bella fraternità sacerdotale. L’ultimo incontro l’ho avuto lunedì 14 dicembre, in preparazione alla Visita Pastorale. Mi ha parlato della comunità parrocchiale di Sandrigo con queste parole: «è di una generosità unica, si è dotata di strutture che rendono visibile ed efficace la solidarietà e la condivisione della povertà».
 
         Nel Vangelo è stato proclamato Gesù, Buon Pastore delle nostre anime. Il Buon Pastore conosce le sue pecore e offre la sua vita per loro. Non fugge di fronte al lupo, non le lascia disperdere, ma si prede cura di loro, una ad una.
         Don Venanzio è stato un sacerdote integro e un pastore fedele, saggio e prudente. Mi aveva pregato di raccomandarvi di lavorare insieme, in comunione tra di voi, superando — soprattutto nei numerosi gruppi — il rischio dell’autoreferenzialità. Aveva ben compreso le parole dell’Apostolo Paolo che abbiamo letto nella Lettera ai cristiani di Roma: «Nessuno di noi vive per se stesso e nessuno muore per se stesso, perché se noi viviamo, viviamo per il Signore, se noi moriamo, moriamo per il Signore». La sua morte ha messo il sigillo a tutta la sua vita: un prete, come non vive per sé, così non muore per sé. Un prete muore per la sua comunità, muore per coloro per cui ha predicato, per cui ha celebrato l’Eucaristia, su cui ha posto le mani per perdonare i peccati.
 
         Don Venanzio ha lavorato per oltre dieci anni nella Pastorale Sociale e del Lavoro, sia a livello diocesano sia a livello della Regione Ecclesiastica Triveneto. L’avevo conosciuto prima di arrivare a Vicenza attraverso gli amici preti impegnati nella Pastorale del Lavoro. Egli si è impegnato in questo ambito, spesso sentito lontano dalla Chiesa, con intelligenza e coraggio. Ha sempre cercato il dialogo nella verità e nel rispetto delle persone. Nella guida della parrocchia di Sandrigo ha portato con sé questa sensibilità sociale e l’ha fatta diventare come una dimensione costitutiva della vita di ogni battezzato e dell’intera comunità parrocchiale.
 
         Carissimi, la morte di don Venanzio — letta nella Fede — non ci lascia nella disperazione, ma diventa una sfida per ciascuno di noi. Dobbiamo orientare la nostra vita nel Signore Gesù: vivere per il Signore e, quando egli vorrà, morire per lui. Dalla consapevolezza che siamo stati redenti dalla Morte e dalla Risurrezione di Cristo, nessuna vita può più rinchiudersi o ripiegarsi su se stessa, ma — nel rispetto dei cammini di ciascuno — ognuno è chiamato ad aprirsi a relazioni di bontà e di carità delle quali Cristo è la vera sorgente. È vivendo con Cristo e per Cristo che la vita ha senso e sapore.
         Questo vale per tutti, ma mi rivolgo a voi, giovani di Sandrigo e di questa amata Chiesa di Vicenza. Don Venanzio non è vissuto per sé, tutta la sua vita è stata spesa per il Signore e per i fratelli. Accogliamo questa sua testimonianza e impegniamoci a farla continuare mediante le nostre persone, i nostri cuori e la nostra disponibilità. Che don Venanzio dal cielo ci ottenga numerose e sante vocazioni per la nostra Chiesa.
 
         E ora consegniamo la sua anima nelle mani buone e misericordiose di Dio, nostro Padre. Lo affidiamo all’intercessione della Madonna di Monte Berico. E tu, don Venanzio, aspettaci tutti, pregando per noi, per la tua Chiesa di Vicenza, per tutte quelle coppie che hai preparato al Sacramento del Matrimonio, per i consacrati e le consacrate, per i nostri sacerdoti, per tutti i lavoratori e per tutti coloro che hai amato e che oggi ti ringraziano per il tuo generoso, tenace e intelligente servizio. Amen!
† Beniamino Pizziol

Vescovo di Vicenza