OMELIA nella Preghiera di ringraziamento al termine dell’anno civile Cattedrale di Vicenza, 31 dicembre 2023

OMELIA nella Preghiera di ringraziamento al termine dell’anno civile

Cattedrale di Vicenza, 31 dicembre 2023

“Il tempo è tiranno” – ci ripetiamo quando abbiamo fretta. Questa espressione proviene dalla cultura dell’antica Grecia. In essa il tempo era immaginato come un titano dal nome Kronos, padre di Zeus. Kronos divorò tutti i propri figli perché aveva timore di perdere il potere; l’unico che risparmiò fu Zeus. Per questo si dice che è tiranno. Perché secondo questa concezione il tempo scorre inesorabile, nessuno è in grado di fermarlo. Capita anche a noi talora che ci manchi il tempo di fare tutte le cose che vorremmo realizzare. Il tempo, così percepito, tende a generare ansia e non permette di gustare fino in fondo quello che la vita offre.

Nella nostra Basilica Palladiana sono in esposizione tre opere d’arte che ci possono aiutare a comprendere il senso del tempo.

L’opera contemporanea dell’artista Arcangelo Sassolino – dal titolo provocatorio Non c’è memoria senza perdita – è un enorme disco addossato alla parete in continuo movimento circolare; in esso, gocciola lentamente a terra un pigmento rosso intenso. L’artista a fine giornata lo raccoglie e lo spruzza nuovamente sul grande disco rosso. Quest’opera evoca l’idea di tempo come realtà dinamica ciclica che si ripete senza sosta. Un tempo che si può ricordare solo se si perde qualcosa. Situazioni nuove, sì, ma sempre uguali, senza sosta. Con il rischio di annoiarsi in un tempo così.

Le altre due opere risalgono al XVII secolo, tra rinascimento ed età moderna. Van Dyck ha rappresentato il tempo attraverso quattro figure umane espressive delle stagioni: il bambino come primavera, la giovane donna simbolo dell’estate, l’uomo maturo armato figura dell’autunno, infine l’uomo anziano che rappresenta l’inverno. Ma vi è una diversità tra le figure umane e le stagioni simbolizzate in esse. Le stagioni si ripetono ciclicamente, le età della vita no. Al dinamismo ciclico l’umano apporta la dimensione della maturazione verso una sorta di compimento.

Ed è questo ultimo aspetto che possiamo riconoscere nella terza opera. Il Caravaggio ha rappresentato San Girolamo, il grande traduttore della bibbia dalla lingua greca a quella latina, riverso sui libri sacri, ma davanti a lui sta un teschio. Il tempo viene rappresentato dalla relazione tra l’essere umano vivente e l’esperienza della morte che sembra interrompere il tempo definitivamente. Ma tra questi due vi sono i testi delle Sacre Scritture secondo le quali il tempo di Dio si muove dalla creazione dell’uomo e della donna verso la piena manifestazione del senso della storia nel libro dell’Apocalisse. Dunque non un ripetersi di eventi, bensì un dischiudersi di realtà nuove verso una piena comprensione di sé e del mondo.

Nella visione dell’apocalisse emerge con chiarezza questa prospettiva del tempo che si compie alla fine dei tempi. L’autore la descrive così: «E vidi i morti, grandi e piccoli, in piedi davanti al trono. E i libri furono aperti. Fu aperto anche un altro libro, quello della vita. I morti vennero giudicati secondo le loro opere, in base a ciò che era scritto in quei libri» (Ap. 20,12). Questa visione del tempo è totalmente nuova. Il libro della vita di ciascuno di noi viene dischiuso e si valutano le opere dell’uomo alla luce dei libri della Sacra Scrittura.

Il tempo di un anno di vita si conclude aggiungendosi agli anni precedenti. Tutti differenti, ma tutti legati dal filo rosso che tiene unito il senso della nostra vita.

Con tutti i servi del Signore, incontrati nel salmo 122 vogliamo lodare, come diocesi di Vicenza, il cammino di tutti i popoli della terra: dell’Africa con il Mozambico e la Repubblica Democratica del Congo, dell’America Latina con il Brasile, dell’Asia con la popolazione della Tailandia e si tutti quei popoli cui siamo legati grazie ai nostri missionari. Rendiamo grazie al Signore anche per la testimonianza di don Edy, missionario trevigiano chiamato all’incontro definitivo con il Padre che ha condiviso intensamente il ministero con i nostri don Attilio, don Enrico e don Lorenzo nella diocesi di Roraima.

Lodiamo il Signore perché durante quest’anno ha sollevato dall’immondizia il povero. Lo ha fatto in molti modi; anche con l’impegno di fratelli e sorelle che hanno attivato la Rete di inclusione sociale e territoriale a favore di 56 persone: persone che hanno lasciato il dormitorio ritrovando la dignità di un lavoro e di una casa.

Con il salmo 147 abbiamo reso gloria a Dio per Gerusalemme, città e terra tormentata da un nuovo conflitto. Ma Dio desidera mettere pace nei suoi confini come in tutte le città violate dalla guerra. E in mezzo allo scandaloso traffico delle armi vi sono popoli che portano nel cuore lo stesso desiderio di Dio: costruire relazioni pacifiche tra i popoli. Con tutti gli artigiani della pace rendiamo gloria a Dio.

Lui continua a mandare sulla terra la sua parola. È stata diffusa con abbondanza anche quest’anno in mezzo a noi la parola di Dio. Il comandamento dell’amore verso Dio e verso il prossimo ha guidato le attività formative di tante associazioni e cammini personali e comunitari. Nei campiscuola estivi ed invernarli delle nostre parrocchie, dell’Azione cattolica, degli Scout, e in quella straordinaria ventata di giovinezza della Chiesa che è stata la Giornata mondiale della gioventù a Lisbona.

Benedetto sia Dio che ci ha benedetti e scelti in Gesù suo Figlio. Ha chiamato alcuni giovani e adulti alla grazia del battesimo, della confermazione e dell’Eucaristia nella scorsa notte di pasqua, perché possano sentirsi ogni giorno figli amati nel Figlio.

Rendiamo grazie a Dio per il cammino di profondo rinnovamento cui sono chiamate le comunità cristiane ravvivando, sotto l’azione dello Spirito Santo, relazioni di comunione e carità, anche con un nuovo slancio ministeriale missionario. Ci sono stati donati: un nuovo presbitero diocesano, sei diaconi permanenti, un gruppo di nuovi religiosi e religiose, nuovi sposi cristiani e molti, anche giovani, sono in cammino per rispondere alla chiamata del Signore.

Infine, con la splendida preghiera del Magnificat ci uniremo tra poco al cuore di Maria, per raccogliere con lei i motivi della nostra lode, ispirati dalle Sacre Scritture. Guardiamo il mondo con gli occhi di Maria, riconoscenti del tempo che ci è stato donato da Dio. Davvero un tempo santo nel quale si sta realizzando il suo Regno di bontà e di pace.

Infatti Dio ha riversato con abbondanza su di noi la sua grazia con ogni sapienza e intelligenza, facendoci conoscere ancora una volta di più il mistero del suo volere, cioè il disegno di ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra.

† vescovo Giuliano