OMELIA NELLA S. MESSA NELLA NOTTE DI NATALE Cattedrale di Vicenza, 24 dicembre 2022

Is 9,1-6; Tt 2,11-14; Lc 2,1-14

 

Coloro che leggono l’Antico Testamento possono toccare con mano come la storia di Israele sia anche una storia di guerre, deportazioni, stragi, vincite e pure sconfitte, distruzione e morte. Nelle preghiere ispirate dei salmi si trovano espressioni di violenza che la liturgia cristiana ha preferito non far proclamare in chiesa. Pure al tempo del profeta Isaia – nella prima lettura proclamata – il popolo portava la memoria di umiliazioni subite. Ma nel profeta abita una profonda convinzione: Dio non abbandona il suo popolo.

Perciò può affermare: Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse.

 

Le oscurità

Sostiamo per un momento su queste oscurità. Noi oggi ne abbiamo la percezione ogni volta che ci vengono offerte immagini dalla martoriata Ucraina. Lì realmente le città e le campagne sono state colpite dal buio per la distruzione apportata dalla guerra di centrali elettriche. La mancanza di elettricità è anche mancanza di calore nelle case in parte distrutte. Al buio si accompagna il freddo. Appena fuori delle nostre porte vi è un popolo che lotta per sopravvivere nelle tenebre. Questa guerra in Europa ha conseguenze drammatiche anche per noi. Per affrontare la crisi energetica anche alcune delle nostre chiese non sono riscaldate, e molte famiglie faticano ad arrivare a fine mese. Di questa crisi vediamo la fine? Sta forse davanti a noi un barlume di luce?

 

La luce

Il profeta Isaia riconosce che il suo popolo sta camminando verso una grande luce. È Dio stesso che si è fatto carico delle condizioni di oppressione del suo popolo. Egli ha spezzato il peso della violenza, ha ridotto a cenere tutti gli strumenti di morte, tutte le armi utilizzate per costringere in schiavitù il popolo. La gioia di questa liberazione è grande. Si potranno di nuovo coltivare i campi di grano e cantare nella mietitura.

Ma in che cosa consiste questa luce? Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. È vero che quando viene al mondo un essere umano coloro che l’hanno desiderato sperimentano una grande gioia. La vita che nasce è come una luce. Lo sanno i genitori che hanno messo al mondo un figlio: vivono con stupore un’esperienza nuova. Infatti, il figlio che nasce cambia la vita. Costringe a ripensare il tempo, le attività, i progetti, le preoccupazioni. Ci sono nuove priorità.

Dio viene incontro al suo popolo con il dono di un figlio che ha delle qualità particolari: sulle sue spalle è il potere e il suo nome sarà: Consigliere mirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della Pace. Perché Isaia chiama in questo modo il figlio donato da Dio? Questi titoli sono simili a quelli utilizzati nel protocollo di incoronazione del faraone di Egitto. Con la differenza che qui si richiama la saggezza del re Salomone, la forza e la pietà del re Davide, le grandi virtù di Mosé e dei patriarchi.

 

 

L’Emmanuele

La tradizione cristiana ha riconosciuto nell’evento accaduto a Betlemme la realizzazione di questi titoli. Solo che in questo caso non sono riconoscibili da elementi esterni come quelli dell’incoronazione del faraone. Ha ragione il nostro don Gianantonio Urbani che è molto utile leggere il quinto vangelo – come ha definito papa Paolo VI la Terra Santa. Chi ha potuto visitare il luogo nel quale si custodisce la memoria della nascita di Gesù si è reso conto della piccola cavità nella grotta dove è stato deposto il bambino Gesù. Del resto il racconto dell’evangelista Luca descrive l’assoluta semplicità di quella nascita. Se le presenze misteriose degli angeli non avessero coinvolto gli ultimi di quel tempo, i pastori, nessuno si sarebbe accorto di quel bambino uguale a tutti gli altri. Dio ha voluto illuminare le notti oscure degli uomini con il suo pieno coinvolgimento nella nostra umanità. Il venire al mondo di un bambino suscita stupore? Dio ha voluto avvicinarci con lo stupore del parto di Maria. Ogni bambino che viene al mondo è una creatura fragile? Dio ha voluto rendersi presente nella nostra fragilità.

 

La grazia di Dio che porta salvezza a tutti gli uomini

Come può essere, questo bambino, espressione della Sapienza divina, della Forza divina, della Paternità divina, della Pace divina?

Dio non è entrato nel mondo con la presenza di Suo Figlio per liberare politicamente l’umanità dalla violenza, dalla guerra, dalle ingiustizie. L’Emmanuele, il Dio con noi, è venuto nel mondo per offrirsi alla libertà di ogni uomo che desideri accoglierlo. Si è consegnato come agnello innocente nelle mani degli uomini per far sperimentare loro l’Amore capace di liberare l’uomo nel più profondo del suo cuore dall’egoismo che genera violenza. Fermiamoci qualche istante in silenzio davanti al presepio e scrutiamo ciò che passa nel nostro cuore, sentimenti ed emozioni, bisogni e desideri. E lasciamo che la luce dell’Amore di Dio sciolga le nostre durezze e ci apra a relazioni buone.

Vedremo insieme a noi, in questa notte, un popolo immenso di uomini e donne, bambini ed anziani che camminano verso Colui che è puro Dono. Egli, l’Emmanuele è in grado di salvare ogni uomo dalle condizioni più basse e infernali nel quale si talora si trova intrappolato.

Perciò, in questa notte, per la fiducia che riponiamo nel nostro Salvatore, ci convinciamo che la pace e la riconciliazione è sempre possibile, nelle nostre case, nelle nostre città e paesi e pure nelle relazioni tra le nazioni.

Signore Gesù, Principe della pace, illumina la notte di questo nostro mondo, con la tua nascita. Fa’ che ti accogliamo per disarmare il cuore, la mente e le mani che tu ci hai donato per essere sorelle e fratelli tutti.

 

vescovo Giuliano