OMELIA nella Solennità della Ss.ma Trinità con l’ordinazione presbiterale di don Emanuele Billo – Cattedrale di Vicenza, 3 giugno 2023

OMELIA nella Solennità della Ss.ma Trinità

con l’ordinazione presbiterale di don Emanuele Billo

Cattedrale di Vicenza, 3 giugno 2023

Letture: Es 34,4-6.8-9; Dn 3,52-56; 2Cor 13,11-13; Gv 3,16-18

Don Emanuele è stato presentato per essere ordinato presbitero. Grazie all’imposizione delle mani e la preghiera riceverà una nuova effusione dello Spirito Santo per mettersi a servizio del popolo di Dio. Sono tre i compiti principali che gli vengono affidati con l’ordinazione: annunciare il Vangelo con la predicazione, celebrare i sacramenti – specialmente il Battesimo, l’Eucaristia, la Riconciliazione e l’Unzione dei malati -, implorare la misericordia divina sul popolo affidato e sul mondo intero.

Noi potremmo immaginare che don Emanuele sia finalmente giunto alla maturità dell’essere prete. Finora ha ricevuto tanta formazione nella Comunità del Seminario, ora è chiamato a distribuire ciò che ha ricevuto.

In realtà, proprio la celebrazione del volto di Dio rivelatoci da Gesù, ci suggerisce un atteggiamento, tanto necessario al discepolo quanto urgente per questo nostro tempo: cercare Dio con il cuore.

Ci aiuta la preghiera di un santo vescovo dell’inizio del secondo millennio. «Ora tu, o Signore mio Dio, insegna al mio cuore dove e come cercarti, dove e come trovarti. Signore, se non sei qui, se sei lontano dove ti cercherò? Se poi tu sei presente ovunque, perché non ti vedo?» (Sant’Anselmo di Aosta, Proslogio 1, PL 158,226).

Viene spontaneo chiedersi: un vescovo, peraltro un grande teologo, riconosciuto quale dottore della Chiesa, non ha trovato Dio? Non lo ha ancora visto? Non sa riconoscere i segni attraverso i quali vivere la ricerca di Dio? Noi oggi diamo per scontato che un vescovo, un prete, un religioso, ha già incontrato Dio, sa tutto di Lui e non ha certo bisogno di continuare a cercare! E se ci parla di Dio, parla di una realtà per lui scontata e magari per molti lontana o piuttosto estranea al vivere quotidiano.

In realtà non c’è nulla che possa essere realmente conosciuto se non viene con passione cercato. Anche il giovane Agostino, alcuni secoli prima di Anselmo, si esprimeva così: «Signore mio Dio, unica mia speranza, fa’ che stanco non smetta di cercarti, ma cerchi il tuo volto sempre con ardore. Dammi la forza di cercare, tu che ti sei fatto incontrare, e mi hai dato la speranza di sempre più incontrarti» (De Trinitate, 15, 28, 51).

È una ricerca che vediamo presente in Mosè. Preso da profonda inquietudine per le debolezze del suo popolo, sale nuovamente sul monte Sinai alla ricerca di Dio e dei suoi comandamenti scritti su tavole di pietra. E scopre che Dio è libertà: è libero di mantenere vivo il patto stabilito con il suo popolo. È un Dio misericordioso, pieno di grazia, longanime, ricco di amore e di fedeltà. Dio vive queste dimensioni indipendentemente dall’uomo. Lui le vive e basta. Cosa possono fare Mosè e il popolo?

Ce lo fa intuire lo stesso Mosè quando chiede che il Signore cammini in mezzo a noi e fa’ di noi la tua eredità. A loro non spetta altro che consegnarsi a un Dio ricco di amore e di fedeltà.

Anche Nicodemo, un capo dei Giudei, nel racconto evangelico, è un cercatore di Dio. Andò da Gesù di notte per approfondire la sua ricerca. Pone delle domande a Gesù per comprendere come sia venuto da Dio e che cosa porti agli uomini. Gesù accompagna Nicodemo a gettare lo sguardo sull’amore sconvolgente di Dio. Il Padre che tutto aveva creato per mezzo del Figlio, decise di continuare a riversare il suo amore sul mondo, consegnando il «suo “dilettissimo Figlio” nelle tenebre dell’abbandono di Dio e negli estremi tormenti della croce» (H.U. von Balthasar). Questo amore del Padre verso il Figlio e del Figlio totalmente donato al Padre e all’umanità, è una persona: lo Spirito Santo. Nicodemo non smetterà di continuare la sua ricerca. Lo incontriamo alla fine del vangelo, nel venerdì santo, quando Giuseppe di Arimatea va a prendere il corpo morto di Gesù. Nicodemo porta con sé ben 32 kg di una mistura profumata formata da aloe e mirra. Un gesto che esprime venerazione e amore per il Maestro. Nicodemo è un giudeo in ricerca del vero Dio e di un autentico amore. Dal buio della notte, ora riconosce la dignità regale di Gesù che prelude alle luci dell’alba della risurrezione (cf Gv 12,2-8).

L’apostolo Paolo, conclude la seconda lettera ai cristiani di Corinto con la splendida confessione del Dio-Trinità: La grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi. La ricerca dell’uomo approda alla possibilità di conoscere l’amore di Dio e diventarne partecipi.

Carissimo don Emanuele, oggi vieni costituito presbitero per servire con tutta la tua vita il Signore nella missione pastorale. Quanto hai potuto comprendere e gustare di Dio amore, non ritenerlo una conquista definitiva. Le esperienze della vita ti porranno nuove inquietudini e nuove domande. Anche i ragazzi e i giovani che ti verranno affidati insieme al popolo di Dio, ti contageranno con i loro aneliti di vita e forse ti provocheranno mettendoti alla prova. Cammina con loro. Ricerca il vero volto di Dio insieme a loro. Noi siamo stati fatti per Dio e il nostro cuore è inquieto finché non trova riposo in Lui.

La tua ricerca di Dio sia alimentata dal dialogo con Gesù, come quello di Nicodemo, nella preghiera di intercessione per quelli che portano domande di senso che pesano come pietre nella loro vita, deponendole sull’altare con il pane e il vino quando celebri l’Eucaristia. E, quale peccatore perdonato, diffondi con larghezza d’animo la misericordia di Dio. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.

Vivi la fraternità dei cercatori, assetato di conoscere il punto di vista dell’altro e l’esperienza di ciascuno. Una fraternità fatta di ascolto e di condivisione della fede, sia con i confratelli nel presbiterio sia con tutti gli altri fedeli.

Animato da autentico spirito missionario, i tuoi passi raggiungano le comunità parrocchiali che ti verranno affidate aiutandole ad essere vive e aperte a belle e creative collaborazioni con altre comunità nelle unità pastorali.

Mantieni viva l’attenzione e la cura per i poveri, dimensione presente nella tua sensibilità e sii testimone dell’Unico necessario con una vita improntata ad uno stile di sobrietà.

Cercare con il cuore Dio è già espressione del nostro amore per Lui. Noi preghiamo per te don Emanuele, perché cercando con il cuore Dio, tu possa scorgere che da sempre il Padre ti cerca per farti gustare nella pasqua del Figlio l’immensità del suo Amore.

Al termine della celebrazione

Celebrando la festa della Santissima Trinità noi riconosciamo che il nostro Dio è un Dio capace di generare. Dio è Amore e il suo Amore è fecondo.

Una tale fecondità ha raggiunto la vita di don Emanuele secondo la promessa di Gesù: non c’è nessuno che abbia lasciato casa, o fratelli, o sorelle, o madre, o padre, o figli, o campi, per amor di me e per amor dell’evangelo, il quale ora, in questo tempo, non ne riceva cento volte tanto: case, fratelli, sorelle, madri, figli, campi, insieme a persecuzioni e, nel secolo a venire, la vita eterna.

Dio che vive nella comunione di Amore delle Tre Persone divine, rende feconde anche le nostre comunità. A Locara, paese di origine di don Emanuele, sono stati alcuni del consiglio pastorale a riconoscere dei segni di una probabile chiamata al presbiterato e a sollecitare il giovane Emanuele ad interrogarsi… Tutte le comunità cristiane della nostra diocesi abbiamo lo sguardo attento ai giovani e ai segni di una possibile chiamata e trovino l’audacia di proporre un cammino di discernimento.

Grazie alla parrocchia di Locara e grazie alla famiglia di don Emanuele.

† vescovo Giuliano