OMELIA nella solennità dell’Epifania del Signore con la
FESTA DEI POPOLI
Cattedrale di Vicenza, 6 gennaio 2024
Letture: Is 60,1-6; Sal 71; Ef 3,2-3.5-6; Mt 2,1-12
Oggi è la festa della luce, della gioia, della missione. È la festa della luce che apre i nostri cuori alla gioia e ci spinge ad andare a tutte le genti per condividerla.
Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce. Un annuncio che sembra del tutto fuori luogo in un tempo come quello in cui viviamo. Anche al tempo di Isaia la tenebra ricopriva la terra e una nebbia fitta avvolgeva i popoli. La tenebra delle guerre e dell’odio avvolgono ancora la terra. Ne sono testimoni questi giovani provenienti dall’Ucraina che ho fatto salire qui in presbiterio. E pure le tenebre della vita quotidiana che sembrano non avere un senso perché segnate da paure e tristezze, ferite e malattie, debolezza e morte.
Ma sono questi stessi giovani, che hanno affrontato un viaggio di condivisione a illuminare sentieri nuovi di vita. Loro ci attestano che a risplendere è la gloria del Signore. Mi hanno chiesto poco fa di sentire – come chiesa – la vita insieme con loro, cioè di sentire comuni le gioie e le fatiche gli uni degli altri. Hanno bisogno di sentire la forza della fede.
Dio non ci lascia nelle nostre contraddizioni. Egli viene a portare luce con una nuova umanità, quella del Figlio amato dal Padre. Vale davvero mettersi in cammino per cercare vita nuova, come hanno fatto molti di voi fratelli e sorelle, come hanno fatto molti fratelli e sorelle stranieri giunti in mezzo a noi affrontando viaggi pieni di speranza.
Solo mettendosi in cammino al seguito di una luce nella notte i Magi hanno potuto sperimentare una grandissima gioia. L’hanno vissuta quando videro la stella fermarsi presso l’abitazione in cui si trovava Gesù con Maria e Giuseppe. Solamente qui è necessario fermarsi, sostare, ascoltare in silenzio, vedere, riconoscere, prostrarsi, adorare. Per il resto, la vita è un viaggio, ma quando si incontra il volto vero della nostra umanità, quel volto a immagine del quale noi siamo stati creati, allora tutto ritrova un senso, perché finalmente ci si può riconoscere per quello che realmente noi siamo. Non c’è più la necessità di fuggire da noi stessi, di nascondersi per la vergogna, di vagare da un porto all’altro con la paura di morire. Con Cristo nulla è perduto, tutto è recuperato dalla misericordia del Padre, anche i nostri fallimenti più dolorosi.
Cristo è la vera gioia perché Lui è tutto dono. Un bambino è un dono offerto ai suoi genitori. Un bambino, come tutti i bambini, è consegnato ai suoi genitori e non può essere diversamente. Ma Gesù sarà consegnato agli uomini anche da adulto. Continuerà a donarsi fino all’ultima goccia di sangue che uscirà dal suo costato insieme a po’ d’acqua. Qui sta la vera gioia: una vita donata per amore che solo il Figlio di Dio poteva realizzare senza trattenere nulla per sé. Una vita Donata nell’amore. È un modo nuovo di vedere se stessi, gli altri, le cose e il mondo. Tutto ora si può vedere con gli occhi delle beatitudini, parole dirompenti che possono trasformare il mondo avvolto dalle tenebre in terra di luce.
Ed è una gioia che non si può trattenere. I Magi ripartono. Ritornano al loro paese ma sono diversi da come sono partiti. Ora hanno una luce nel cuore e non possono tenere solo per se stessi la gioia sperimentata. Anzi, condivisa con altri, quella gioia aumenta perché si realizza il sogno di Dio sull’umanità.
Evitano di andare da Erode perché sanno che non gli interessa la luce, ma solo il potere.
Vanno da uomini e donne che non si combattono più a vicenda fino ad eliminarsi: hanno sperimentato la liberazione dal male che isola e porta a chiudersi. Hanno scoperto che è possibile un mondo nuovo. Un mondo nel quale non ci sono nemici da combattere ma fratelli e sorelle da amare.
Per questo motivo vogliamo annunciare a tutti la gioia del Vangelo. Non imponendo una religione ma condividendo un’esperienza che parte dal cuore. Ti adoreranno Signore tutti i popoli della terra. Popoli che con le loro ricchezze di storia, di tradizioni, di arte e di spiritualità, come l’oro, l’incenso e la mirra che i Magi vanno a condividere con il Figlio di Dio appena nato e, una volta incontrato, possono condividere con chi ha fame, ha sete, è nudo, carcerato, malato, perché in tutti questi figli di un’umanità bisognosa si riflette il volto del Figlio di Dio.
La sera del primo gennaio, al termine del cammino di pace, un bambino mi ha posto una domanda tanto semplice quanto complicata: “perché ci sono le guerre?” Vi possono essere tanti motivi legati a circostanze locali. Ma se apriamo lo sguardo a tutti i popoli – come ci sollecita spesso papa Francesco – la risposta va individuata nell’iniqua distribuzione dei beni che non garantisce a tutte le persone il diritto di non migrare. Si dovrebbe essere liberi di scegliere se migrare o restare, garantendo a tutti il diritto di una vita dignitosa. E come ha sottolineato papa Francesco: «il compito principale spetta ai Paesi di origine e ai loro governanti, chiamati ad esercitare una buona politica, trasparente, onesta, lungimirante e al servizio di tutti, specialmente dei più vulnerabili». Questi governanti «però devono essere messi in condizione di fare questo, senza trovarsi depredati delle proprie risorse naturali e umane e senza ingerenze esterne tese a favorire gli interessi di pochi» (Messaggio per la 109° giornata del migrante e del rifugiato).
Sì, qui sta la motivazione delle guerre in tutto il mondo.
Le guerre sono alimentate anche dall’iniqua distribuzione dei beni.
Perciò preghiamo insieme a questi giovani ucraini che rientreranno domani nella loro terra bagnata da tanto sangue innocente, perché la luce del Signore doni forza e sapienza nel costruire un mondo nella giustizia e nella pace.
Dio, Padre onnipotente,
donaci la grazia di impegnarci operosamente
a favore della giustizia, della solidarietà e della pace,
affinché a tutti i tuoi figli sia assicurata
la libertà di scegliere se migrare o restare.
Donaci il coraggio di denunciare
tutti gli orrori del nostro mondo,
di lottare contro ogni ingiustizia
che deturpa la bellezza delle tue creature
e l’armonia della nostra casa comune.
Sostienici con la forza del tuo Spirito,
perché possiamo manifestare la tua tenerezza
ad ogni migrante che poni sul nostro cammino
e diffondere nei cuori e in ogni ambiente
la cultura dell’incontro e della cura.
(papa Francesco)
† vescovo Giuliano