OMELIA nella solennità dell’IMMACOLA CONCEZIONE DELLA B.V. MARIA Cattedrale 8 dicembre 2023

OMELIA nella solennità

dell’IMMACOLA CONCEZIONE DELLA B.V. MARIA

Cattedrale 8 dicembre 2023

Letture: Gen 3,9-15.20; Sal 97; Ef 1,3-6.11-12; Lc 1,26-38

 

Celebriamo oggi la festa della radice della terra, di quella preparazione degli “inizi” del nostro Dio. Entriamo nella gioia della fonte cristallina e pura, mentre attendiamo la venuta del nostro Salvatore nel Natale. Questa festa del primo momento di vita della vergine Maria è per noi una festa, una occasione di gioia. Ma l’avvento di quest’anno è iniziato con sentimenti opposti: di lutto e dolore, celebrando nella vicina diocesi di Padova i funerali della giovane Giulia. Purtroppo la catena dei femminicidi non è stata ancora spezzata.

Celebriamo questa festa per lasciarci raggiungere dallo sguardo di Dio sulla storia di questo nostro tempo e lasciarci cambiare in profondità da Lui.

La terra, in modo misterioso, è per ogni essere umano la madre. «È questo il mistero della prima Eva, che in principio, quale terra che dona la vita, fu la prima e più bella manifestazione del nostro Dio; al tempo stesso, però, essa fu la prima a rivelarci che questa vita può essere soltanto gratuità, dono e accoglienza gratuiti» – così ha sottolineato un autore orientale. «Il suo peccato [di Eva] fu di volere, al contrario afferrare e possedere» (J. Corbon, Omelia per la festa dell’Immacolata, in Letture per ogni giorno, Torino 2006, p. 727). Il voler afferrare e possedere ha coinvolto entrambi i progenitori – come spiega il racconto della Genesi – e Adamo cerca giustificazioni al di fuori di sé incolpando Eva, quando l’origine dell’inganno non sta in colei che il Creatore gli ha posto accanto “osso delle sue ossa”, bensì nell’ingannatore per eccellenza, il diavolo (divisore) che offre a basso prezzo una “sapienza” opposta a quella di Dio.

È qui che emerge tutta la nostra nudità che ha radici profonde, ma certamente coinvolte anche la nostra responsabilità. La volontà di possedere l’altra persona, anche se camuffato dalla parola “amore” inquinandone il riflesso più autentico, finisce per condurre all’eliminazione e alla morte del prossimo gettando anche se stessi nella melma del male che sta dentro.

«Solo l’amore gratuito e preveniente del Padre può riscattare ogni nostra possessività, che porta con sé la morte». Al vertice della benedizione traboccante, mediante la quale siamo amati da Dio, sta la Vergine Maria. «Maria è il frutto della prima terra, con i suoi doni in attesa, le sue incrinature, le sue privazioni, ma in lei risplende pure, fin dall’inizio della sua esistenza, la ripresa, la restaurazione, la “rimessa in circolazione” direbbe Sant’Ireneo, della linfa divina di tutta la creazione» (ibid.). In lei tutto è amore gratuito che precede.

Sostiamo per un qualche istante nel saluto che le rivolge l’angelo Gabriele: Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te.

È più di un semplice saluto. Maria si percepisce stimata in tutta la sua dignità di donna. Per questo è colma di stupore. Si avverte guardata da Dio con uno sguardo assolutamente nuovo, come di uno che la conosce meglio e di più di se stessa. Un saluto come di una voce che è familiare. Lei si sente valorizzata ben al di là di quanto non si potesse aspettare. È preziosa agli occhi di Dio, raggiunta dal dono inestimabile dell’amore di Dio. Ed è invitata a rallegrarsi per questo. E Lei che cosa fa? Accoglie questo sguardo divino sulla sua vita.

È davvero molto interessante questo processo interiore che coinvolge Maria in tutto il suo essere. Viene spontaneo chiedersi: non poteva contare di più per Maria lo sguardo di Giuseppe su di lei? Lui la amava sinceramente. Non era meglio per lei essere riconosciuta come giovane donna dai suoi familiari e da quelli del suo piccolo paese di Nazaret? No Maria sente nelle viscere più profonde che quello è uno sguardo su di lei unico, singolare, e si lascia avvolgere dalla misericordia e benevolenza di Dio su di lei.

Possiamo chiederci: come percepisco la mia vita, il mio essere più profondo? Mi lascio raggiungere dallo sguardo di Dio su di me? Oppure mi interessa essere riconosciuto da coloro che mi stanno accanto? Essere valorizzato dalla persona che mi vuole bene molto più che dello sguardo di Dio su di me?

La festa di oggi ci aiuta a comprendere che c’è non è la stessa cosa per noi, il sentirci riconosciuti nel nostro essere da Dio o dagli altri, comprese le persone che dicono di volerci bene e lo dicono con sincerità. Lo sguardo degli altri ci lascia sempre una parte di insoddisfazione perché non saremo mai pienamente all’altezza le loro attese.

Maria fa l’esperienza che con Dio non è così. Egli ci ama così come siamo e non ha pretese su di noi. Ci ama gratuitamente ed esalta ciò che noi siamo nel nostro essere, nella nostra dignità di figli. Non ci stima per quello che siamo in grado di produrre o di fare… neanche se fosse fare il bene che certamente apprezza; ciascuno di noi è molto e molto di più.

Maria ci conduca sulle strade del sentirci stimati agli occhi di Dio e ci stimoli il suo esempio di umile apertura al desiderio di Dio di salvare l’umanità con il suo amore gratuito e misericordioso. Tutta bella sei Maria, perché il peccato del possesso non ti ha toccata. Aiutaci tu a riconoscere la dignità di ogni persona in particolare delle donne e donaci la forza di prevenire con l’aiuto di tutti ogni forma di violenza che minaccia la loro vita.

† vescovo Giuliano