VEGLIA MISSIONARIA Cattedrale, 7 ottobre 2023

Letture: Ger 1, 4-5; 20,7a.9; Is 52, 7-10; Lc 24, 13-35

VEGLIA MISSIONARIA

Cattedrale, 7 ottobre 2023

Cuori ardenti

Dei due discepoli che abbiamo incontrato nel Vangelo appena proclamato soltanto di uno ci viene ricordato il nome: Cleopa. E l’altro? Non è così importante come Cleopa? L’altro non ha nome perché nel racconto evangelico ci sia spazio per ognuno di noi.

E possiamo certamente dire che come quei due anche noi ci troviamo spesso con sentimenti che non riusciamo bene ad inquadrare dentro di noi. Vorremmo una vita felice ma quella che stiamo sperimentando non ci consegna sempre vera gioia. Non ci aiutano le comunità nelle quali viviamo perché ci sono pochi ragazzi e giovani che fanno chiasso e danno speranza alla vita sociale. Ci sono esperienze che ci interrogano positivamente, piccole scintille di vita piena, di risurrezione; ma ci sembrano troppo piccole.

Quando una giovane o un giovane decide di partire per un’esperienza missionaria anche di alcune settimane, vive questi sentimenti tumultuosi dentro di sé. E parte perché desidera un di più che non conosce. Quando giunge a destinazione si incontra con una realtà che era per lui totalmente sconosciuta e che inizia a parlargli nel cuore. Incontra tanti bambini e ragazzi, spesso in condizioni di grande povertà ma che toccano il cuore. Il cuore prova compassione e quella che era una sorta di tristezza viene tramutata in gioia perché quegli incontri con tanta gioventù e con i missionari che stanno in mezzo a loro animati dal Vangelo sono motivo di grande speranza. In quei volti che si incontrano viene dispiegata una pagina di vangelo vivente. Ed è il Signore risorto che sta operando tutto questo anche se non ce ne accorgiamo.

Tutto questo accade non solo quando si parte per un viaggio missionario, accade anche quando un giovane o un adulto si rende disponibile qui nelle nostre comunità per un servizio educativo a favore di ragazzi e giovani in tanti gruppi e in tante realtà, non ultima quella straordinaria esperienza educativa che è la scuola.

 

Occhi che riconoscono il Viandante

Il racconto evangelico si sofferma a descriverci un secondo momento dei due discepoli: quando si fermano presso una locanda ad Emmaus. Si fermano per ristorarsi prima che scenda la notte. E nel “ristoro” accade qualcosa di inspiegabile. Quel Viandante quando si trova a tavola prende il pane, recita la benedizione sul pane dono di Dio, lo divide e lo distribuisce a loro. Ma in quel momento preciso la loro memoria si attiva e rivedono i gesti della moltiplicazione dei pani e dei pesci operata da Gesù e sorgono in loro i sentimenti sperimentati nell’ultima Cena dove Gesù spezzando il pane e distribuendo il calice consegna il suo Corpo e il suo Sangue.

I due discepoli aprono gli occhi sul Viandante e riconoscono la presenza reale di Gesù risorto in mezzo a loro. La loro vita si apre al mistero della risurrezione di Gesù che mai si può catturare e comprendere completamente: si fa esperienza di qualcosa che sollecita la nostra fiducia e si decide di accoglierlo lasciando che Lui si manifesti a modo suo e non secondo i nostri progetti e i nostri criteri.

Quando i giovani in missione si incontrano con i missionari, li trovano totalmente dediti ai poveri, con le pagine di Vangelo che meditano ogni giorno e con la forza degli stessi gesti di Gesù ad Emmaus, quelli che si rinnovano celebrando l’Eucaristia. Anche a me è capitato di celebrare l’Eucarestia a Boa Vista nella comunità delle suore di Madre Teresa e ho avuto questa percezione intensissima: donne impegnate nel distribuire il cibo a centinaia e centinaia di immigrati che ogni giorno nella piccola chiesetta della loro casa celebrano l’Eucaristia. Donne che sostano anche per più di qualche ora in preghiera ogni giorno riconoscendo il volto di Cristo risorto. È la forza della preghiera.

 

Piedi in cammino

Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, ma quei discepoli non erano più gli stessi di prima. Sono cambiati. Hanno incontrato il Signore risorto, ne hanno fatto esperienza anche se non possono catturarlo perché Lui, il Risorto, non vuole catturare nessuno, vuole condividere, camminare accanto, offrire speranza, donare vita. E così i suoi discepoli restano di liberi, sempre, per generare libertà contro ogni forma di violenza e manipolazione.

Tornano quei due discepoli per condividere con altri ciò che hanno vissuto. Condividere la loro vita che così si è aperta alla speranza e alla gioia.

Come ha ricordato papa Francesco nel suo messaggio: «Non si può incontrare davvero Gesù risorto senza essere infiammati dal desiderio di dirlo a tutti. Perciò, la prima e principale risorsa della missione sono coloro che hanno riconosciuto Cristo risorto, nelle Scritture e nell’Eucaristia, e che portano nel cuore il suo fuoco e nello sguardo la sua luce. Costoro possono testimoniare la vita che non muore mai, anche nelle situazioni più difficili e nei momenti più bui» (Messaggio per la 97ma Giornata missionaria mondiale, 2023).

Davvero, la realtà più bella che scoprono i giovani in missione sono gli occhi aperti sul Risorto che riconoscono in tanti missionari e missionarie. Ma sono anche gli occhi aperti di preti, consacrati e laici che giungono a noi dai paesi di missione e ci arricchiscono con la loro fede e la loro gioia di vivere.

Come chiesa di Vicenza avvertiamo il dovere di accompagnare i missionari e le missionarie con la nostra preghiera (creando un tempo di adorazione eucaristica mensile per i missionari e le vocazioni), con la vicinanza e conoscenza dei Paesi nei quali operano (ogni volta che un missionario rientra dargli spazio per narrarci quanto sta vivendo) e pure con l’aiuto materiale delle nostre comunità (sarebbe bello che una percentuale –  il 5% – di ciò che raccogliamo nelle nostre sagre paesane andasse alle missioni).

† vescovo Giuliano